Massimo
Acciai Baggiani: "Da un punto di
vista..."
1. Che funzione
ha la poesia? A cosa serve?
Da un punto di vista
meramente pratico la poesia non serve proprio
a nulla. Il mondo può andare avanti senza i
poeti ma non senza architetti, medici,
poliziotti o netturbini. La poesia oggi sta
chiusa in una torre davorio, distaccata
dalla realtà quotidiana, ignota al grande
pubblico, relegata in libri che quasi nessuno
compra o legge. Eppure la poesia, quella
vera, ha ancora il potere di commuovere gli
animi sensibili, di fornire uno sfogo a chi
se la sente premere dentro; esprime o
tenta di esprimere
linesprimibile, il sublime,
linfinito. La poesia ci fa riflettere,
sognare, indignarci, amare ma non penso che
abbia una funzione specifica nella società
di oggi, così prosaica e distratta da forme
di comunicazione più immediate e di facile
uso.
2. Come è
cambiata la poesia negli ultimi 50 anni?
Oggi la poesia si
confronta con nuovi linguaggi e nuovi media
che non esistevano mezzo secolo fa: il web,
la globalità, il digitale e gli smartphone.
La poesia la si trova gratuitamente su
internet, nei blog, sui social: è diventata
alla portata di tutti ma ciò, a mio parere,
non le ha giovato più di tanto; non ne ha
aumentato la lettura da parte del grande
pubblico ma solo la diffusione delle proprie
poesie che restano per lo più non lette.
3. Come si
identifica oggi il linguaggio della poesia?
Oralità, scrittura, virtualità: come
interagiscono i differenti canali nella
realizzazione del testo poetico?
Il linguaggio poetico
è stato inevitabilmente influenzato dai
nuovi media che stanno rapidamente cambiando
la scrittura e la lingua. Sono entrati nuovi
vocaboli, mentre altri sono caduti in disuso.
Oggi la poesia parla il linguaggio del web,
sta scomparendo dal cartaceo e si sta
trasferendo nella rete dove i testi sono
brevi e devono stupire di continuo per
mantenere lattenzione di un pubblico
con una soglia di concentrazione sempre più
bassa. Oggi non sono più concepibili poemi
lunghi farciti di arcaismi: non li leggerebbe
più nessuno, o quasi.
4. Qual è lo
status del poeta? Perché oggi uno
spacciatore o un pornografo sono più
accettati socialmente di un poeta?
Per i motivi
enunciati nella risposta alla prima domanda
lo status del poeta non può che essere
basso: la scuola ci ha abituato a guardare
alla poesia come a qualcosa di astruso e
obbligatorio, da imparare a memoria e da
parafrasare in vista di
uninterrogazione o un compito in
classe. Il poeta di oggi parla a un pubblico
ristretto di addetti ai lavori in grado di
comprenderlo, mentre la maggior parte delle
persone si rivolge ad altre forme letterarie
più accessibili. Ritengo, come molti
oggigiorno, che la vera poesia popolare
moderna sia rappresentata dai testi delle
canzoni da quei testi di qualità
ovviamente: un cantautore come Fabrizio De
André ad esempio può ben dirsi poeta e al
tempo stesso godeva (e gode tuttora, in forma
postuma) di un alto status tra i giovani e i
meno giovani, così come nei paesi anglofoni
il recente Nobel per la letteratura Bob
Dylan. Forse la poesia dovrebbe riunirsi alla
musica come avveniva in passato, prima
dellinvenzione della stampa e prima del
divorzio con loralità e il
canto. Forse in tal caso un poeta non sarebbe
più sentito come un tipo strambo che scrive
cose incomprensibili ma, veicolate dalla
musica e da quelle occasioni di
socializzazione rappresentate dai concerti,
le parole poetiche sarebbero più vicine alla
massa.
[Massimo Acciai
Baggiani]
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