Nadia
Agustoni: "Si potrebbe dire..."
1. Che funzione
ha la poesia? A cosa serve?
Si potrebbe dire che
non serve a niente perché oggi la poesia,
così come il poeta, è un fantasma sociale.
Cè, ma introvabile; cacciata ai
margini vive di esistenze marginali, in menti
e corpi di frontiera, che sono sempre più
poeti non poeti, autori non autori. Fuori dal
mercato, la poesia vive nei/dei frammenti
delle vite che la vivono e la scrivono. Tra
derisione e oblio scava i suoi buchi e i suoi
tunnel, come un animale cerca terra e aria e
come un singolare-plurale racconta la
freschezza difficile della vita. Essere
contro non può bastare alla poesia, non può
bastare al poeta non poeta, nella misura in
cui conquista la sua lingua, in cui cerca e
butta via e cerca di nuovo, rimane
lincertezza di quel nuovo. In fondo è
chiedere al linguaggio una libertà che sfidi
la politica e il sonno della folla che
proprio quando gioca con internet può
raggiungere il livello dellimbecillità
assoluta. La poesia può essere molte cose
insieme. Questa è solo una indicazione.
2. Come è
cambiata la poesia negli ultimi 50 anni?
Il livello medio oggi
prevale, magari a scapito di scritture di
ricerca; non so dire altro su questo. Resta
in campo la ricerca di un linguaggio, almeno
per me, indefinito. Intendo dire che, sia ci
collochino nellavanguardia o nella
poesia lirica, si deve portare il linguaggio
poetico oltre luna e laltra.
3. Come si
identifica oggi il linguaggio della poesia?
Mi pare di avere
risposto sopra.
4. Oralità,
scrittura, virtualità: come interagiscono i
differenti canali nella realizzazione del
testo poetico?
A livelli diversi
sono tutti presenti. Loralità, sia
come racconto, storia e canto e a volte
nellintroduzione nei versi del parlato;
la scrittura come ricerca continua per
rendere ogni verso spoglio, scavato, fino a
sfidare il lettore perché sia partecipe del
testo che legge; la virtualità come
confronto con una realtà che solo
parzialmente mi appartiene.
5 Qual è lo
status del poeta? Perché oggi uno
spacciatore o un pornografo sono più
accettati socialmente di un poeta?
Lo status del poeta
non cè. E un fantasma; un corpo
che affida alla voce (nello scritto e
nelloralità) qualcosa che vuole
comunicare. Il poeta non poeta non è più
nemmeno un resistente. La parola è troppo
usurata perché possa riguardarlo. Il poeta,
a cui non importa più nemmeno di essere
definito tale, è un corpo senza rivoluzione
perché è incapace di tradimento.
E sul perché un pornografo
e uno spacciatore sono accettati invece
è perché producono reddito, fanno soldi,
aiutano a costruire sul sangue altrui questo
inferno.
[Nadia Agustoni]
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