Roberto
Balò: "Oltre alle funzioni
comuni..."
1. Che funzione
ha la poesia? A cosa serve?
5 Qual è lo status del poeta? Perché oggi
uno spacciatore o un pornografo sono più
accettati socialmente di un poeta?
Oltre alle funzioni
comuni a più o meno tutte le forme
artistiche (estetica, ricerca personale,
comprensione del mondo...), uno degli aspetti
che reputo fondamentali della poesia è la
sua funzione sociale ovvero la capacità di
leggere e interpretare la società e le
persone che la vivono e quindi contribuire al
miglioramente delle stesse. Purtroppo in
questo momento storico, perlomeno in Italia,
la poesia ha del tutto perso questa funzione.
Pare che ci si sia dimenticati dell'esistenza
e dell'importanza dei poeti. Da quanto tempo
non sentiamo un poeta esprimere un proprio
pensiero su ciò che succede nelle nostre
esistenze? Alla radio, su una in particolare,
qualche volta capita di sentire parlare di
poeti, purtroppo inevitabilmente morti. La
grande editoria li evita infastidita, la
piccola, con alcune encomiabili eccezioni, si
approfitta di loro per ricavarne pochi utili.
L'autoproduzione, con i suoi pochi pro e
tanti contro, resta una delle poche strade
percorribili e la maggior parte dei poeti
vivi è esiliata nel limbo di internet.
Provate a dire a chiunque
che scrivete poesie: riceverete come minimo
un sorrisetto di scherno. Se ti dicono
"poeta" ti stanno prendendo in
giro: il poeta è percepito come un
sognatore, un tipo che svolge un hobby
inutile, un personaggio strano. Questa
accezione negativa che si è appiccicata alla
parola poeta ha portato ad una
delegittimazione del suo status: è stato
reso innocuo, le sue opinioni sono inutili se
non ridicole quando al contrario dovrebbe
essere considerato l'artista dallo sguardo
più lucido, impietoso e lungimirante. Come
è avvenuto tutto questo? Cosa è successo
dopo Pasolini? Le responsabilità andrebbero
equamente suddivise tra scuola, media,
editoria, politica, economia e i poeti
stessi. Ho un'alta considerazione della
poesia e dell'arte in generale e penso che
chi fa arte non debba mai abbassare il suo
linguaggio per raggiungere il lettore o il
pubblico. E' l'educazione che deve tornare a
crescere, la conoscenza che deve ampliarsi.
2. Come è
cambiata la poesia negli ultimi 50 anni?
Il problema
principale non è come sia cambiata la
poesia, poiché per sua natura deve cambiare,
ma è come sia cambiata tra i lettori la
percezione della poesia. Esistono circoli di
poesia che sembrano gruppi di carbonari,
partigiani nascosti nei boschi: anche chi
legge poesia è considerato naif. Ma
anche in questo caso dobbiamo porre
attenzione a come viene intesa la poesia:
c'è un'idea romantica diffusa che deve
essere contrastata. Non c'è niente di
romantico nella poesia.
3. Come si
identifica oggi il linguaggio della poesia?
Ho un'idea molto
anarchica della poesia, un'idea di libertà
assoluta, per cui non credo debbano porsi dei
limiti a come si fa e a cosa sia poesia. I
reazionari dell'arte sul lungo periodo
risultano perdenti: quindi lungi da me
indicare dei canoni. Resta pur vero che non
possiamo considerare qualsiasi cosa poesia:
le storielle divertenti scritte tutte "a
capo" che pubblicano taluni presunti
poeti sono solo dei divertissement
comparabili a quelli del poeta Robertetti
interpretato dall'apprezzabile Corrado
Guzzanti. Sono cabaret non poesia.
La ricerca della parola difficile, del
complesso poetare e dell'imperscrutabile di
talaltri non è poesia. Giocare con le parole
non è poesia. Avere pensieri profondi non è
poesia. Interpretare la realtà non è
poesia. La poesia è chimica e alchimia, è
un amalgama di parole e pensieri, gesti e
intuizioni: non segue regole, è vero, ma non
per questo tutto ciò che non ha regola è
poesia.
4. Oralità,
scrittura, virtualità: come interagiscono i
differenti canali nella realizzazione del
testo poetico?
Oralità e
virtualità possono essere parte di questo
amalgama, ma l'oralità o la virtualità non
bastano a se stesse, come non basta un solo
elemento tra quelli appena citati a fare
poesia.
Si pensa che un poeta
aspetti l'ispirazione e scriva tutto d'un
fiato, mentre la realtà è che la poesia è
un lavoro lungo di scavo, di ricerca, di
studio. Non ci si improvvisa poeti, lo si
diventa tramite l'amore per la parola e lo
studio continuo di sé nell'altro e nel
mondo.
Fare poesia è scendere
fino in fondo alla miniera e scavare ancora;
è arrivare ai confini del cosmo e sbirciare
più in là; è guardarsi dentro e vedere
tutto ciò che è fuori.
[Roberto Balò]
|