Maria Grazia
Calandrone: "A niente, come..."
1. Che funzione
ha la poesia? A cosa serve?
A niente, come
sempre. E proprio in questo suo essere
inutile sta la sua utilità sociale, tanto
più in un momento storico bicefalo come il
nostro, vero mostro a due teste, dove una
testa è lutilizzo dellaltro per
la propria convenienza (utilitarismo) e
laltra è lisolamento che ne
deriva. La testa pubblica sorride o azzanna e
laltra, quella che non si vede, piange
di solitudine. Il corpo sociale è dilaniato
da guerre invisibili, incivilite. La poesia
dovrebbe tendere a riformare i tessuti del
corpo sociale.
2. Come è
cambiata la poesia negli ultimi 50 anni?
Tanto quanto è
cambiata la società. Non è però cambiato
il bisogno di poesia. Quel bisogno si è
semplicemente adattato alle nuove forme di
comunicazione. Tengo però a dire che una
"poesia" che non guardi
allimmutabile umano, ma si affanni
esclusivamente ad adeguarsi al mutamento dei
linguaggi, non è poesia, è narcisismo e
ansia di morte, disperazione della propria
sopravvivenza nei rivoli acerrimi di un
contemporaneo sociale che pare escluderla. La
poesia è ricomposizione del senso attraverso
lesperienza del linguaggio. Del Senso
maiuscolo: umano e sociale, non del senso di
sé stessa poesia, della quale giustamente
poco cale al mondo.
3. Come si
identifica oggi il linguaggio della poesia?
A volte mi chiedo
come si identifichi proprio la poesia in
quanto poesia. Mi capita di leggere aforismi,
divertissement o brevi prose, che
gli autori si pregiano di definire
"poesia" e posso immaginare ne
facciano risiedere la motivazione solo nei
salti logici e/o semantici,
nellallusività del testo. La poesia,
per quanto sia chiara, filosofica, o
scientifica, fa sempre riferimento a qualcosa
che rimane fuori dalla pagina,
allimpossibile a dirsi.
4. Oralità,
scrittura, virtualità: come interagiscono i
differenti canali nella realizzazione del
testo poetico?
La poesia nasce
orale, la virtualità è uno dei suoi mezzi
di trasporto, che rende possibile trasmettere
a molte più persone il testo poetico.
Ovviamente la ricezione in rete è
estremamente frammentaria, il tempo di
attenzione non è lo stesso di una serata in
poltrona con un libro e un bicchiere di vino.
E questo non può non influire non solo sulla
poesia, ma sui nostri stessi neuroni. Ecco
dunque la post poesia e il fiorire di
post-neo-sub-iper-avanguardismi. Le
avanguardie sono certamente necessarie, ma
devono durare giusto il tempo
delleruzione, devono per forza di cose
essere istantanee: appena si formalizzano,
decretano la propria morte. Se poi vogliono
fare scuola, siamo nellossimoro di una
frana che pretende di fermarsi qui e là a
spiegare a chi cade perché cade. Quello che
si stacca, si stacca perché era marcio e non
teneva più, si stacca e basta.
5 Qual è lo
status del poeta? Perché oggi uno
spacciatore o un pornografo sono più
accettati socialmente di un poeta?
Perché la poesia
viene insegnata freddamente o con il
pregiudizio, da parte di certi insegnanti,
che non riguardi la vita dei loro studenti.
Naturalmente si tratta di un errore ed è
nostro dovere rettificarlo, ogni volta che ci
è possibile, partendo dagli incontri con i
bambini delle elementari, facendoli giocare
con la poesia, permettendo loro di entrare in
confidenza con questo veicolo, con questa via
maestra per la conoscenza di sé stessi.
[Maria Grazia
Calandrone]
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