Maurizio
Cucchi: "Teoricamente la
funzione..."
1. Che funzione
ha la poesia? A cosa serve?
Teoricamente la
funzione della poesia non muta. Ma è chiaro
che essendo molto mutato il mondo, essendo
molto mutato il contesto sociale e culturale,
muta anche la posizione della poesia, sempre
più marginalizzata rispetto a qualsiasi
altra forma di espressione. La poesia non è
mai stata unarte di massa, ma un tempo
non esistevano miriadi di messaggi scadenti
che oggi la rendono quasi invisibile, come
sommersa da enormi cumuli di spazzatura
indifferenziata. Il primo compito è perciò
quello di resistere, di proseguire nella
ricerca contro la tremenda banalità della
cultura di massa. Di rifiutare ogni minimo
cedimento al varietà, allo spettacolo
kitsch, e al cattivo uso della lingua. Fosse
anche solo (e ovviamente non lo è), il suo,
una forma di soccorso e protezione della
lingua dagli orrori mediatici, sarebbe già
fondamentale.
2. Come è
cambiata la poesia negli ultimi 50 anni?
E' venuto meno o
quasi linterrogarsi su quali materiali
e in quali forme usare in poesia. Insomma, se
negli anni Sessanta eravamo sommersi da
formulazioni (e farneticazioni) teoriche,
oggi tutto questo è del tutto assente. I
più lavorano sul "già dato",
lontani da ogni problematica estetica. Non si
discute e non si ragiona più di niente. E di
nuovo si vede davvero ben poco.
3. Come si
identifica oggi il linguaggio della poesia?
Al linguaggio
autentico della poesia si tende a proporre
surrogati di facile circolazione. Ormai,
molti credono che basti dichiararsi poeti per
essere veramente tali. Non esiste più una
società letteraria, che pur con i possibili
equivoci o errori del caso, indicava le
figure di spicco, il rinnovarsi del percorso
collettivo della poesia. Siamo in un tempo
che definirei di post-letteratura.
4. Oralità,
scrittura, virtualità: come interagiscono i
differenti canali nella realizzazione del
testo poetico?
Ogni forma o aspetto
del reale può diventare materia di poesia.
Lo sappiamo da tanto. Il virtuale diffuso è
puramente illusorio, e non è neppure
realmente virtuale, perché non ha in sé
nessuna possibile apertura ulteriore di
senso. La parola è per sua natura orale, si
sa, ma quando passa alla pagina di scrittura
diventa subito altro, unaltra parola.
Così come la stessa parola recitata o
cantata diventa altre parole. Concetti
elementari forse un po dimenticati
nellignoranza dominante.
5. Qual è lo
status del poeta? Perché oggi uno
spacciatore o un pornografo sono più
accettati socialmente di un poeta?
Chiunque sia
pubblico, oggi, anziché risultare
imbarazzante e vergognoso, è più importante
e ammirato. E tanto più lo è quanto più lo
diventa, appunto, pubblico. La dimensione
pubblica del poeta non può essere quella di
un comico della tv o di un cantante di
canzonette. Deve essere una presenza pubblica
che si radica in profondo. Ma oggi a chi può
interessare? La scommessa, comunque, come
sempre nella vera arte e nelle migliori
imprese, è sulla durata.
[Maurizio Cucchi]
|