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L'area di Broca

Poesia XXI
cinque domande per provare a capire
cos'è, dov'è, dove va la poesia
in questo inizio di XXI secolo?

Titti Follieri: "Non credo che la..."

Non credo che la poesia debba avere una funzione, una utilità sociale. Mi risuona la vecchia querelle di Théophile Gautier di fine Ottocento dell’Arte per l’Arte.
   La poesia non può essere ridotta a merce, né essere asservita ad altri fini. Risponde solo alla sua libertà di esistere, come la bellezza effimera di una rosa. ("Une rose c’est une rose! c’est une rose! c’est une rose!" Gertrude Stein).
   Ricordando le parole di R.M. Rilke dedicate ad un giovane poeta, la poesia deve nascere da una necessità interiore e prenderà la forma singolare del talento dell’individuo che la esprime. E più singolare sarà, più profondamente toccherà le corde dell’essere umano, più riuscirà a trascendere, dopo aver viaggiato nelle profondità della coscienza, trovando un’essenza, un suono, una voce, un canale per emergere, più molti si riconosceranno nello specchio di chi ha trovato le parole per dire.
   Le forme che prende la poesia sono innumerevoli e le classificazioni dei canoni le lascio ai pareri dei critici, influenzati dalle varie scuole di pensiero.
   Marina Cvetaeva sosteneva che "Il poeta non deve avere volto, è la voce il suo vero volto". Trovare la propria voce è un compito arduo, un cammino che dura tutta la vita.
   Il lavoro del poeta è una ricerca fondata sull’ascolto, sul disfarsi del rumore del mondo per indicare l’Altrove, ma anche il Qui ed Ora della rivelazione di un attimo. Dare voce alla consapevolezza raggiunta; a volte semplice testimonianza del dono dell’esistere, del mistero del nostro breve passaggio sulla terra, della nostra illusione di aver compreso il senso della nostra incarnazione.
   La forma delle parole arriva dopo nel silenzio. E lì c’è il travaglio, il corpo a corpo con la lingua per avvicinarsi ad un’espressione aderente a ciò che si è percepito, sentito, visto, intuito. Con le parole di Mario Luzi: "Una simultanea illuminazione, potremmo dire, delle cose e delle parole presiede all’atto, che poi diverrà consapevole di fare poesia".
   Il poeta si riconosce dalla sua capacità di toccare l’anima di tanti, di superare le barriere del tempo storico in cui è vissuto, di aver trovato un "tesoro" che diventa dono, patrimonio di tutta l’umanità.

[Titti Follieri]