Alessandro
Franci: "Ci troviamo davanti..."
Che funzione ha
la poesia? A cosa serve?
Ci troviamo davanti
un oggetto sconosciuto e, volendo, ci
chiediamo a cosa mai potrà servire. Sembra
si tratti di un interrogativo tutto nostro,
occidentale e contemporaneo. Qualsiasi
manufatto deve rispondere a precise
caratteristiche di utilità primaria o
secondaria che sia. La poesia pare rispondere
alle caratteristiche delloggetto
sconosciuto e, quindi, alla domanda che
chiunque, se vuole, può porsi. Di fatto in
questo periodo storico, la poesia (reale o
presunta) abbonda così come abbondano i
poeti; tutto ciò non coincide con i diktat
dei mercati: domanda e offerta non prevedono,
infatti e per fortuna, la poesia.
Lesclamazione pronunciata con il
sorriso sulle labbra: Ma questa è
poesia! (forse oggi un po in
disuso) stava o sta a indicare proprio
linutilità, addirittura
linconsistenza, della poesia stessa se
la si confronta con quasi tutto il resto
della produzione umana. La poesia è letta da
chi la scrive, e non sempre, per cui rimane
un oggetto sconosciuto ai più, i quali,
lontani da una visione meno oggettiva della
realtà, troveranno più utile il manuale per
lutilizzo del navigatore satellitare,
anziché Ossi di seppia.
Perché dunque da secoli si continua a
fare poesia, studiarla,
catalogarla, analizzarla, antologizzarla? E'
una follia! Però una qualche utilità dovrà
pure averla; daltronde un interesse
quantomeno riferibile soltanto a colui che la
scrive, ci sarà, altrimenti non la
scriverebbe. In qualche maniera si può
persino affermare che questo sia socialmente
accettato, visto che molte piazze, vie,
scuole, portano il nome di poeti e più in
generale di scrittori.
Si sta come dautunno sugli alberi
le foglie la scrive un trentenne dentro
una trincea vicino Reims tra fango e sangue.
Ma se non lo avesse fatto le sorti della
Grande Guerra non sarebbero state diverse da
quelle che poi furono. Per quanto le tante
analisi sul testo abbiano impegnato critici e
analisti, ci si può chiedere: ma che senso
potrà mai avere, in un momento come quello,
farsi fulminare da unintuizione così
breve quanto perfetta? Sarebbe stato meglio
darsi da fare al pari degli altri
commilitoni, invece di abbandonarsi ad
unirrazionale quanto pericolosa follia?
Sicuramente sì.
E' probabile che ci risulti meno complesso,
per tentare una risposta, ricorrere ad uno
sguardo, per così dire, opposto a quello che
la domanda ci impone. Nei secoli ci sono
state personalità di particolare valore in
ogni campo che hanno dato vita a intuizioni e
poi sviluppato invenzioni, divenute
indispensabili al punto che senza di esse
lintera umanità sarebbe ancora agli
albori, oppure addirittura scomparsa. Di pari
passo si è assistito pure allinutile
diletto dei poeti. Larte in generale,
la musica, la letteratura, sono altrettante
espressioni di un sentimento a volte geniale,
ma non sono indispensabili; come la
pericolosa distrazione di
Ungaretti. La scienza, la tecnologia,
specialmente negli ultimi decenni si sono
talmente evolute che oggi molti sistemi di
sviluppo dellintera umanità non
potrebbero essere sostenuti.
In conclusione si potrebbe rispondere alla
provocatoria domanda con una nuova
interrogazione: come vivremmo ora senza
neppure una nota di Bach, un segno qualsiasi
di Picasso, un verso della Commedia?
[Alessandro Franci]
|