Alessandro
Ghignoli: "Quale funzione,
significa..."
1. Che funzione
ha la poesia? A cosa serve?
Quale funzione,
significa quale compito spetta alla poesia,
oggi, prima, sempre. Può attendere alla
poesia esplicitare un compito, farne quindi
un servizio, farsi servizio? Nella nostra
epoca definibile di globalizzazione, di
mondializzazione, di normalizzazione
capitalista, vale a dire di un luogo-spazio
in cui ciò che non entra nei presupposti di
commercio e di mercato e di compravendita non
è, non esiste, la poesia non può
conformarsi in unottica di
funzionalità. Allora che fare? Non pensarci,
continuare a scrivere, come fosse niente?
Continuare a donare versi, ma chi li leggerà
mai! Possiamo pensare un altro modello?
Complesso, ma ci proviamo; e allora proviamo
a pensare il nostro quotidiano come qualcosa
che non è retto solo dalle leggi del
mercato, bensì cercare di allargare,
allungare, spaziare, aprire il termine di
utilità a qualcosa che non è semplicemente
una formulazione postfordista e
neocapitalista, ma usare la poesia non
perché serva, ma perché utile secondo i
miei canoni di utilità, di servilità: del
piacere e del godimento unico e mutuo, di una
visione di ri-costruzione del mondo condiviso
e infinitamente personale nellatto di
ogni superazione, nellatto individuale
per:verso, con:verso.
2. Come è
cambiata la poesia negli ultimi 50 anni?
Rifletto unicamente
su un punto. Da un certo punto di vista, non
è cambiata affatto, è sempre uguale
alluguale. Abbiamo avuto sempre poeti
che hanno pensato al loro nome, alla
santificazione dellidea di essere ciò
che è possessione di un territorio
piantandoci una bandiera, sviluppando un
simbolo, con un nome fatto riflesso di un sé
ben stampato in ogni luogo dove potesse dare
loro quei cinque secondi di soddisfazione
egonarcisistica. Abbiamo avuto poeti che
sinfuriavano perché non erano inseriti
in unantologia, fino alle produzioni
dei più giovani già vecchi che ancora una
volta ansimano il loro nome, il loro sé come
possessione in tutti i luoghi del creato e
soprattutto dellincreato per poter
dire: io esisto, io sono (il poeta)! Verrebbe
da chiederci quanti poeti cerano al
tempo di Leopardi, e di quanti poeti
(poesie?) di allora ci ricordiamo oggidì.
3. Come si
identifica oggi il linguaggio della poesia?
Quando leggo la
poesia di oggi vedo copiature pessime di
autori mal tradotti, di classici non saputi
leggere, di mancanze di discipline perché
anche nellindisciplina di un testo
poetico, cè lautogoverno di
obblighi etico-morali della scrittura. Nel
migliore dei casi non si tratta di
pseudopoesia, ma di poetiche, vale a dire di
giustificazioni di ipotesi di scritture, come
se al disattento-attento lettore
interessassero i motivi (non più celati,
ahimé!) del poeta o presunto tale che ha
deciso il cammino dellolimpo per essere
eternamente riconosciuto. Qualsiasi cosa può
far parte del linguaggio della poesia,
limportante è che dietro ci sia
lonestà della scrittura e quella è
sempre ben visibile e vivibile.
4. Oralità,
scrittura, virtualità: come interagiscono i
differenti canali nella realizzazione del
testo poetico?
Interagiscono come
sempre ha interagito la funzione del
linguaggio nella testa di uomini e donne e
donne e uomini che soli insieme incontrati
lasciati scontrati hanno vissuto e visto il
loro esser:ci come il più inutile dei gesti
che si possa concepire nel poco tempo del
loro/nostro vivere. La parola è la padrona,
quante volte ha provato e prova e proverà il
capitale a farla diventare merce, prodotto,
saldo, occasione, ma la parola penetra si
cova spinge preme e crea negli interstizi
delle nostre teste delle nostre terre dei
nostri mari tutti i più possibili mondi
impossibili dove vivere e stare e finalmente
e stirnerianamente possedere e possederci
nelle differenti costruzioni di un dire
attraverso una parola che può e possa essere
edificabile in un testo di poesia. Lì
cè la realizzazione di me di noi di
una poesia di un lettore di un testo (nel)
poetico.
5 Qual è lo
status del poeta? Perché oggi uno
spacciatore o un pornografo sono più
accettati socialmente di un poeta?
Nessuno. Per
sua/nostra fortuna. Perché lo spacciatore e
il pornografo fanno parte nei gangli più
importanti del sistema capitale, sono
costruttori, muratori, architetti, sindaci,
azionisti, maestri, dicitori, camerieri di un
mondo fatto da loro per loro, dove non
cè luogo né ossigeno né spazio
sociale per chi non è dalla parte del
potere, dalla parte del controllo, della
sicurezza, del manganello
democratico-occidentale fino
allestensione della sua parola
massmediatica prevaricatrice e insolente. Il
poeta è un disadattato, un lebbroso, una
mancanza, un errore, una sgrammaticatura,
quando si avvicina al successo della poesia,
se è poeta ne rifugge ogni elogio, ogni
interesse personale, ogni pratica corporale
di sottomissione alla adulazione di fantasmi
e di arroganze. Quando il poeta sarà
accettato socialmente, solo allora sarà
davvero, sarà veramente davvero finita.
[Alessandro Ghignoli]
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