Roberto
Maggiani: "La poesia, ma..."
1. Che funzione
ha la poesia? A cosa serve?
La poesia, ma più in
generale la letteratura, in quanto riguarda
luomo e le sue relazioni e aspirazioni
più vere, dovrebbe avere una funzione
politica, nel senso inteso dalla poetessa
portoghese Sophia de Mello: "[
] La
poesia cerca infatti il vero stare sulla
terra delluomo e perciò non può
estraniarsi da quella forma dello stare sulla
terra che è la politica. Così come cerca la
vera relazione delluomo con
lalbero o con il fiume, il poeta cerca
la vera relazione con gli altri uomini.
Questo lobbliga a cercare ciò che è
giusto, questo lo implica in quella ricerca
di giustizia che è la politica.
[
]" (Testo letto al I Congresso
degli Scrittori Portoghesi, 10 maggio 1975
traduzione di Carlo Vittorio
Cattaneo). Noto, nella società, un
imbarbarimento progressivo e il riavvicinarsi
di fantasmi di intolleranze, intransigenze e
x-fobie che il consolidamento delle
democrazie aveva allontanato: a quanto pare
il processo di democratizzazione non è
riuscito a espellerli completamente dal
tessuto sociale. Il fare individuale e
collettivo delle persone ne è influenzato,
ne abbiamo un riscontro, prima di tutto, in
politica, la cartina al tornasole della
società.
Ci sono estremismi,
ingenerati soprattutto dalla bassezza
culturale e dallignoranza, che
accarezzano il sistema politico-democratico e
lo usano per innestarsi nel pensiero di molti
per fare proseliti. Penso che ciò sia
possibile anche perché la cultura,
letteraria e scientifica, non è stata, e non
è, capace di creare una adeguata pressione
centrifuga.
La politica è specchio della volontà dei
gruppi sociali e dunque delle persone
e non fa altro che assecondare un
imbarbarimento progressivo fomentato
dallignoranza, per attenuare il quale
è necessario un contrappeso culturale enorme
che allontani le persone
dallanalfabetismo trasversale che le
attanaglia e mostri la luce di una speranza
adatta ai nostri tempi, fondata su un
pensiero che sappia analizzare e criticare
loscurantismo illuminandolo con
razionalità e buonsenso.
Le persone, di ogni
estrazione e ceto sociale, andrebbero
coinvolte nella costruzione di un sistema
culturale aperto e innovativo in cui le idee,
le sensibilità e le intelligenze possano
circolare, ogni individuo dovrebbe avere la
possibilità di mettere in gioco le proprie
aspettative e partecipare della vita
culturale, in questa osmosi si creerebbe
novità e si sa che la novità fermenta e
coinvolge tutti, ognuno potrebbe progredire.
Su tale scia, parlando di poesia, dico che
tanti poeti e critici pensano la poesia non
per tutti; quante volte mi capita di
imbattermi in atteggiamenti, o addirittura in
discussioni vere e proprie tra scrittori in
versi in cui si vuole affermare
lesistenza della categoria dei poeti
come uno status chiuso e privilegiato, la cui
appartenenza è un dono del cielo riservato a
pochi, discussioni che talvolta sfiorano la
discriminazione vera e propria.
Oggi, come ieri, la poesia
dovrebbe servire a definire meglio il ruolo
delluomo nel mondo: nella storia, nella
società, nelluniverso. Essa dovrebbe
avere il compito di mostrare chi siamo, come
stiamo vivendo e quali sono le prospettive
che ci attendono, e aprire le strade sul
futuro verso una nuova modernità, dando
respiro alle persone, legandole tra loro in
un comune sentimento di cuore e, soprattutto,
di intelligenza. Invece i poeti, in generale
i letterati, sono occupati a salvaguardare i
propri diritti dautore, a lodarsi tra
loro e a farsi favori, a decidere che cosa è
poesia e che cosa non lo è, chi è poeta e
chi non lo è; mettono in atto strategie per
arrivare ad avere più potere
letterario-culturale e notorietà. In tal
modo chiudono la poesia in cerchi stretti
intorno a loro stessi e la allontanano dalla
gente, e la gente, non potendo accedere con
la propria voce ai luoghi deputati per il
confronto culturale, rimane invischiata nella
televisione, nel commercio, nel liberismo, in
false idee e promesse di sicurezza, nei
barbari estremismi: la gente, non vedendo
lorizzonte e non avendo prospettive che
allarghino il cuore e lintelligenza
verso la conoscenza, si perde perché
oppressa dalla vita, reagisce imbarbarendosi
e imbarbarendo i sistemi sociali e politici.
A ben pensarci la poesia,
come la politica, è uno specchio
dellanimo umano, per fare poesia è
necessario togliersi le maschere. La poesia,
che dovrebbe mostrare orizzonti, ha un
ostacolo: i poeti. Mi sono fatto questa idea
dopo più di venti anni di frequentazione
dellambiente.
2. Come è
cambiata la poesia negli ultimi 50 anni?
Un cambiamento reale
è possibile solo quando cè libero
"mercato", cosa che manca alla
poesia italiana, invece soggiogata da
interessi privati e baronali. Troppo
raramente le case editrici scommettono sulle
nuove voci, questo anche perché si
"agganciano" a poeti affermati che
propongono linguaggi simili ai propri,
vincolati eccessivamente ai propri gusti
senza osare innovazione, cosicché, spesso,
un linguaggio poetico innovativo rimane
disatteso.
Daltra parte sembra
che le nuove generazioni, i poeti più
giovani, siano veri e propri arrampicatori,
cercano di emergere, di farsi le giuste
conoscenze, hanno capito bene come funziona;
tuttavia alcuni, pur non essendo così, si
vedono costretti a fare i
"portaborse" per lungo tempo, ogni
tanto, in cambio, il "grande poeta"
di turno gli centellina una buona parola o
addirittura, nei casi migliori, una
recensione o una pubblicazione, escludendo
chiunque altro non abbia come prassi il
portare la borsa. Ma la cosa interessante è
che molti poeti più noti, ai quali
accosterei anche molti critici, parlano in
modo assoluto, pensando di essere onniscienti
riguardo alle esperienze poetiche in Italia,
se queste non rientrano nella loro visuale
allora non esistono, dietro a loro si muovono
gli editori. In tali condizioni, che cosa mai
potrà cambiare a breve?
Ma non tutti sono così, ho
avuto la fortuna, sia agli inizi della mia
scrittura che nel proseguo, di incontrare
poeti, anche molto noti, aperti, persone alla
pari, disponibili e non arroccate, che hanno
saputo donare la propria esperienza e dare
fiducia e amicizia, non si sono messi sul
piedistallo, sono stati generosi.
3. Come si
identifica oggi il linguaggio della poesia?
Il linguaggio della
poesia odierno, in Italia, sta cercando
spiragli di novità ma non riesce, tranne
pochissime eccezioni. Ci sono molti che
scrivono, ed è un bene, ma pochi che
scrivono cercando lintegrità.
E' necessario sganciarsi da
sistemi morali e strutture di pensiero e
linguaggio. Un animo integro è quello di
colui che ha affetto e intelligenza in
costante dialogo, e solo quando un linguaggio
poetico è capace di stringere insieme
affetto e intelligenza, senza scendere a
compromessi con moralismi o facili effetti
linguistici, allora si ha evidenza di novità
nella poesia. Trovo pochi poeti con un
linguaggio che attinge dalle novità che il
fermento della contemporaneità produce per
mezzo della scienza e della tecnologia: le
nuove prospettive che gli studi biologici e
fisici ci stanno donando, le nuove sfide
delle biotecnologie, dellingegneria,
dellastronomia e dellastrofisica,
o le nuove teorie della fisica teorica che
aprono scenari impensati sullontologia
della realtà e la teleologia, eccetera. Un
altro humus che può alimentare il linguaggio
viene dalle nuove prospettive dellarte
visiva, dellarte pittorica e materica.
In poche parole, si tratta di introdurre
visioni e sistemi di pensiero che portino con
se questioni che potrebbero rinnovare il
linguaggio poetico, ma il rinnovamento
avverrà solo se il poeta sarà capace di
addentrarsi nella contemporaneità, libero
dai vecchi schemi linguistici e dalla morale.
4. Oralità,
scrittura, virtualità: come interagiscono i
differenti canali nella realizzazione del
testo poetico?
Solo una quindicina
di anni fa si parlava soltanto di oralità e
scrittura, adesso si parla anche di
virtualità. Ben venga la virtualità, quando
serve a fare circolare più liberamente le
idee ed è capace di implementare il
confronto del linguaggio in forma e
contenuti. Spesso si coglie, proprio dal
mondo virtuale, la scintilla adatta alla
composizione poetica, una frase letta, una
immagine, un confronto serrato tra navigatori
del mondo virtuale, sono tutti elementi
capaci di destare un pensiero da trasformare
in scrittura, una scrittura che non può
prescindere, ovviamente, da una musicalità
intesa come risonanza armonica, o
anche volutamente disarmonica di
parole e significati, pertanto di necessaria
oralità.
Dallesperienza de
"LaRecherche.it", che
fondamentalmente è uno spazio virtuale, noto
un forte desiderio, da parte degli scrittori,
di trovare spazi di visibilità per i propri
lavori in versi, che sottintende la
necessità di potersi confrontare: il
confrontarsi con i gusti dei lettori è
sempre un atto di grande maturità artistica
ma anche umana, non sempre è facile sapere
accettare critiche e trasformarle in
scrittura. Il successo della virtualità, il
fatto di poter avere un riscontro immediato
che può indirizzare lo scrittore nella
propria espressione artistica, ma bisogna
cercare lettori esigenti, quasi nemici,
altrimenti, accontentandosi dei complimenti
superficiali di amici e semplici passanti nel
mondo virtuale, si rischia di accontentarsi,
se non addirittura di peggiorare, pertanto è
necessario cercare i luoghi adatti dove
deporre e fare schiudere luovo sacro
della propria scrittura.
5 Qual è lo
status del poeta? Perché oggi uno
spacciatore o un pornografo sono più
accettati socialmente di un poeta?
Il problema sta
proprio nel voler vedere il poeta come una
categoria, e assegnargli uno status tutto
particolare, quasi privilegiato, invece è
necessario cambiare il paradigma: lo
spacciatore e il pornografo, in quanto
persone, possono essere loro stessi poeti;
quella del poeta è, cioè, una figura
trasversale sullintera casistica umana.
Ogni persona è
potenzialmente poeta, se poesia è visione
del mondo e prospettiva, cioè politica.
Anzi, il pornografo e lo spacciatore possono
avere una visione sul mondo ben particolare,
che ad altri manca, e possono mostrare
specifici fallimenti e angosce dello stato
esistenziale umano. Poesia è vita, nessun
aspetto della vita si può escludere dalla
poesia, non possiamo permetterci di fare
moralismi. La poesia non può agganciarsi a
una morale e dare giudizi. Se la poesia
strizza locchio a un sistema morale
piuttosto che a un altro, è finita, diventa
ideologia e sappiamo quali cataclismi possono
provocare le ideologie.
[Roberto Maggiani]
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