Elio Pecora:
"Ammesso che debba..."
1. Che funzione
ha la poesia? A cosa serve?
Ammesso che debba
avere una funzione sono dellavviso di
Brodskij che, in una delle sue interviste, di
recente pubblicate da Adelphi, la riconosce
come "educazione dei sentimenti ed ai
sentimenti". Ha fatto mai altro la
poesia? Ha forse salvato il mondo dalle
brutture? Ha forse condotto alla felicità?
Piuttosto affina il sentire, fa vedere e
comprendere più estesamente e in profondo,
libera e arricchisce insieme.
2. Come è
cambiata la poesia negli ultimi 50 anni?
La poesia è stata al
centro della mia attenzione dalla prima
adolescenza, ma ho cominciato a occuparmene,
e molto attivamente, da un cinquantennio. Non
ho visto cambiamenti, perché la poesia non
cambia (rileggere il Borges de I quattro
cicli), piùttosto ogni volta che appare
si rinnova e conferma. Ho visto consumarsi
mode e modi, e mi è accaduto di riconoscere
la poesia, come un dono e un percorso, nei
pochi autori che hanno potuto e saputo
raggiungerla e tenerla.
3. Come si
identifica oggi il linguaggio della poesia?
Ritengo che possa
identificarla solo chi lha intensamente
frequentata e negli esiti migliori. Così da
poter esercitare confronti, da poterne trarre
piaceri già affinati attraverso letture e
avvistamenti. Questione di gusti e di
strumenti. E gusto e strumenti non vengono da
corsi preparatori e da scuole varie, ma dalla
"frequentazione" di opere del
passato e della contemporaneità che si
consegnano alla durata per qualità e per
sostanza. (Rileggere Eliot de IL bosco
sacro.)
4. Oralità,
scrittura, virtualità: come interagiscono i
differenti canali nella realizzazione del
testo poetico?
Ho appena riletto un
testo di Eric Auerbach sulloralità
della poesia latina, poesia di grandissima
qualità e di felicissimo ascolto. Ho sempre
creduto che, come per la musica, la poesia è
scritta per essere detta e letta, fuori dei
vocalizzi e delle compiacenze, così da
restituirne la necessità e la vivezza. Ma
oralità non è improvvisazione, quella che
va vantandosi di raggiungere folle di poca o
nessuna dimestichezza con quel che ancora
chiamiamo poesia: folle a cui,
daltronde, bastano i testi - spinti e
rafforzati da spettacolari messe in scena
dei numerosi e presentissimi
cantautori.
5. Qual è lo
status del poeta? Perché oggi uno
spacciatore o un pornografo sono più
accettati socialmente di un poeta?
La risposta è
facile. Perché un poeta è visto come una
creatura che vive su una nuvoletta, produce
un bene non commerciabile, si esprime in una
lingua che, anche quando è chiara ed esatta,
inquieta: chiama a una vicinanza interiore,
apre a domande estreme. E questo non si
confà a una moltitudine educata a fuggire da
se stessa, a stordirsi in facili
ammiccamenti. Ma proprio una tale
moltiitudine, a chi sappia vedere, dietro e
dentro tanto rumore cova una scontentezza
amara e, chi sa per quanto ancora,
irrimediabile. Vogliamo di nuovo parlare
danima, dellanima del mondo?
[Elio Pecora]
|