Davide
Puccini: "La poesia è stata..."
La poesia è stata
definita autorevolmente in passato come
quella cosa inutile più utile delle cose
utili, e credo che la definizione sia valida
ancor oggi, nonostante i radicali cambiamenti
degli ultimi cinquant'anni, e in particolare
dell'ultimo decennio, sia nello status del
poeta che nel mezzo di trasmissione del
messaggio poetico e nel pubblico della
poesia. Il poeta ormai da molto tempo non ha
più una funzione sociale e che le pubbliche
letture di versi siano talvolta premiate da
un uditorio numeroso è più un fenomeno di
costume che di cultura. Piaccia o meno, non
tutta la poesia è adatta a essere comunicata
oralmente e la scrittura rimane l'unica forma
che consenta di apprezzarla compiutamente,
per mezzo di una lettura approfondita e se
necessario ripetuta. La diffusione virtuale
è riuscita ad aggirare l'ostacolo della
pubblicazione ma ha anche comportato, tranne
rare eccezioni che non fanno testo, un
abbassamento del livello qualitativo verso la
mediocrità se non peggio. Sono in troppi a
credere che la poesia si distingua dalla
prosa solo perché va spesso a capo, e ci si
dimentica che dovrebbe essere invece
l'espressione linguistica più complessa,
l'unica in cui il legame tra significante e
significato non è arbitrario come nel
linguaggio comune. Ci sono poi intere schiere
di pseudopoeti che pretendono di scrivere
senza sottoporsi alla fatica di leggere, con
la conseguenza che gli editori non pubblicano
poesia perché non riescono a venderla. Sia
chiaro: la non venalità della poesia
potrebbe avere anche il risvolto positivo di
salvaguardarla dalla mercificazione che
interessa la ben più appetibile narrativa,
ma non influisce minimamente sulla sua
qualità. Il sentimento sembra che sia stato
messo in bando dalla maggior parte dei poeti
di oggi, probabilmente per la paura di cadere
nel sentimentalismo, che è cosa ben diversa.
A dare il colpo di grazia è stata poi la
tendenza verso una poesia difficile, che non
lascia penetrare il senso al lettore comune e
magari nemmeno allo specialista. Ora, la
poesia in quanto scrittura complessa non è
mai facile, ma proprio per questo deve
cercare di lasciare aperta la porta al
lettore, non sbattergliela in faccia. È
facile scrivere poesia difficile, mentre è
difficile scrivere poesia "facile"
che non sia banale e riesca a conciliare la
ricchezza di senso con la bellezza della
forma. Eppure, dopo questo quadro
sconfortante, non esito a sostenere che oggi
in Italia ci sono molti poeti di valore (non
faccio nomi: ciascuno ha il diritto di
proporre i suoi), certo molti più poeti che
narratori e non necessariamente quelli più
noti. Torno al punto di partenza. La poesia
è inutile, ma niente come la poesia ci mette
in comunicazione con noi stessi, con quella
parte più profonda e segreta del nostro
animo che abbiamo dimenticato o ignorato per
troppo tempo, con qualcosa che credevamo di
aver perduto irrimediabilmente e ritroviamo
come per miracolo. Non basta: attraverso il
sentiero misterioso della sua universalità
ci mette in comunicazione anche con gli
altri, che possono riconoscersi perfino in
ciò che a prima vista appare più soggettivo
e lontano, nel tempo e nello spazio. E questa
è la ragione per cui la poesia, più di una
volta data per morta, risorge sempre dalle
sue ceneri come l'araba fenice.
[Davide Puccini]
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