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L'area di Broca

Poesia XXI
cinque domande per provare a capire
cos'è, dov'è, dove va la poesia
in questo inizio di XXI secolo?

Evaristo Seghetta Andreoli: "A mio parere..."

1. Che funzione ha la poesia? A cosa serve?

A mio parere la poesia ha la stessa funzione di sempre, essa accompagna l'uomo come "ombra dell'anima" e l'ombra non può cambiare né si può cancellare se non si cancella o elimina il corpo solido che la proietta, in questo caso l’uomo. E' proprio la sua funzione nata con il comparire della specie umana quella di essere compagna indefinibile, intangibile ma fondamentale nel procedere in questo nostro cammino che non si sa dove ci porti. L’ombra dell’uomo ovvero la poesia è fatta di parole e solo le parole riescono a darle una veste concreta e a tracciare la sua essenza. Proprio per essere connaturale all'animo umano la Poesia ha una funzione di memoria inconscia dell'umanità, ci ricorda chi siamo, nella nostra fragilità, nel dolore, nella gioia e nella speranza.

2. Come è cambiata la poesia negli ultimi 50 anni?

Sicuramente Baudelaire, Whitman, Ungaretti e tutti i grandi di fine ottocento e della prima parte del novecento, hanno dato uno scossone a quell'albero poetico che sembrava incrollabile quasi di materia ignifuga. Poi le grandi guerre, le grandi tragedie del novecento, non potevano non avere un effetto devastante sulla poesia. Ora è il periodo dell'Homo Technologicus, e i margini per quest'arte sono ridotti a spazi di riserva indiana con pochi lettori, con case editrici alle prese con bilanci di manifesta situazione debitoria, e una miriade di scrittori sedicenti poeti che, nella negatività del fenomeno, tengono però accesa la speranza che la poesia possa tornare a riprendersi la meritata posizione nel mondo delle arti.

3. Come si identifica oggi il linguaggio della poesia?

Ormai la prosasticità la fa da padrona con la rivoluzione che ha pressoché ridotto a esemplari in via d'estinzione i poeti che osservano fedelmente la metrica. Anche se a mio parere quest'ultima è una regola naturale indispensabile a cui, nel mio percorso tendo ultimamente ad avvicinarmi. E' vero che apparentemente sono stati abbattuti i confini tra prosa e poesia e come era all'inizio, intendo nella Grecia classica e a Roma, la prosa si serviva della forma della poesia per quanto riguardava il metro delle orazioni. Ora sta avvenendo il contrario, in questo interscambio formale. Penso che tornerà prima o poi il momento della riappropriazione della consapevolezza della necessità metrica, il ritmo e la musicalità, gli accenti e il numero delle sillabe, torneranno appieno a svolgere la loro funzione.

4. Oralità, scrittura, virtualità: come interagiscono i differenti canali nella realizzazione del testo poetico?

Noi siamo figli del nostro tempo, condizionati inevitabilmente dall'ambiente e dalla Storia. Ci adattiamo e sappiamo che solo con l'utilizzo degli strumenti che ci vengono messi a disposizione si può conservare un ruolo all'interno della società. Così come per la pittura, la scultura e anche per la musica, si deve trovare un compromesso con il tempo in cui viviamo. La poesia, un po' come la Filosofia, si trova di fronte al bivio epocale da cui dipende la sopravvivenza stessa di queste discipline umane. Pertanto ben vengano le videopoesie, gli audiolibri, i filmati, i libri virtuali; ciò che conta è l'essenza, sempre che si tratti di poesia vera.

5 Qual è lo status del poeta? Perché oggi uno spacciatore o un pornografo sono più accettati socialmente di un poeta?

Penso che sia cambiato nel corso dei secoli il concetto che si aveva del poeta ovvero di colui che nell'accezione comune è un cantore di profezie, di gloria e di pianto, che conduce una vita "sui generis" quasi avulso dalla realtà circostante, l'aedo, il rapsodo o il bohemien di fine ottocento. Oggi il poeta esce di casa la mattina, prende il pullman e va a lavorare. Un lavoro borghese, a volte agli antipodi della poesia stessa, come è accaduto a me per quarant'anni. Poi rientra stanco, con la testa piena dei problemi del quotidiano, ed ecco quasi per magia che tra tanti pensieri si fa strada quello immutabile dell'essenza dell'uomo: il pensiero poetico. Anche al tempo di Virgilio e di Orazio, così come in quello di Dante, avevano una visibilità maggiore rispetto al poeta i lenoni, i procacciatori di affari a buon mercato, i mercenari, i politici corrotti, ecc. Ma il poeta ha avuto sempre la sua inconfondibile fisionomia che al di là del vivere quotidiano lo accomuna in tutte le epoche. Purtroppo oggi, come sempre l'ignoranza è vasta ed è il terreno su cui seminano e speculano i personaggi di malaffare; adesso come non mai il potere quasi oligarchico nel mondo cerca di sottrarre spazio al pensiero, cercando di soddisfare i sensi ingannatori, perché il pensiero è pericoloso. Platone ci diceva che "l' Idea è eterna" , io dico che ciò vale anche per la poesia.

[Evaristo Seghetta Andreoli]