Lorenzo
Spurio: "Prenderò in esame..."
Oralità,
scrittura, virtualità: come interagiscono i
differenti canali nella realizzazione del
testo poetico?
Prenderò in esame i
tre aspetti evocati nella domanda
analizzandoli uno per uno dicendo sin da
subito che essi sono determinanti e
ineluttabili nella poesia odierna.
Loralità è la base della poesia
giacché essa nasce unita alla musica, essa
veniva eseguita pubblicamente nella forma del
canto, infatti essa dagli albori aveva una
funzione sociale-pedagogica nonché
dappartenenza identitaria e nazionale
(si pensi alle gesta, ai cantares
dei vari conquistatori, resi in chiave
epica). Loralità che è la
caratteristica dominante di tutta quella
poesia popolare (dialettale e non) ha
rappresentato nel percorso storico anche un
problema che in molti casi non ha potuto
essere eluso perché, essendo in passato e in
contesti a noi non lontani la poesia
impiegata in forma esclusivamente orale e
tramandata per mezzo di ricordi, in alcuni
contesti ha subito un procedimento di
trasformazione, ibridazione e in molti altri
di oblio. I poeti dialettali di inizio secolo
scorso erano soliti recitare le loro liriche
nelle osterie, al porto, e nei vari punti di
ritrovo con gli amici; tali testi sono poi
stati tramandati da qualche cultore locale o
dai discendenti e conservati in pubblicazioni
cartacee ma nella maggior parte dei casi sono
andati perduti. Gli studi di carattere
demo-etno-antropologico lavorano anche in
questo senso, cercando di recuperare reperti
da conservare e studiare per meglio conoscere
e definire una determinata realtà locale,
linguistica, territoriale. Oggi gran parte
della poesia è orale: si legge ad alta voce,
si fa performance nei poetry slam e
negli open mic, si declama nei
concorsi, viene interpretata e recitata da
attori, viene esaltata e rappresentata
filmicamente nelle video-poesie etc.
Loralità la fa democratica e la rende
epidittica: ne consente
unappropriazione allargata, condivisa e
popolare della stessa. Basti pensare che
spesso le poesie che vengono presentate nei poetry
slam nascono in forma estemporanea sulla
carta, abbozzate velocemente, costruite in
maniera sperimentale come prove e poi animate
e rese corpo nella loro esecuzione.
Loralità della poesia doggi non
è funzionale, come avveniva in passato, alla
sua trasmissibilità nel tempo, piuttosto
alla sua esigenza di farsi viva tra la gente,
di essere fruibile indistintamente a tutti,
di presentarsi come convivio, spettacolo, recital:
la parola si trasmette in maniera contagiosa
tra il pubblico che, reattivo e coinvolto,
diviene esso stesso parte dellatto
performativo, comè proprio del poetry
slam, questa forma espressiva poetica
ideata da Marc Kelly Smith che non
rappresenta un genere e che ha una caratura
trasversale, travalicando ruoli, legami e
forme stilistiche fisse.
La scrittura risulta
importante se teniamo in considerazione che
annualmente, in Italia, vengono pubblicati
(in cartaceo) circa 62.000 libri, di cui una
fetta considerevole di genere poetico. Questi
numeri non stanno a rappresentare la
totalità dei libri che vengono
effettivamente scritti dato che molti autori,
per le più varie ragioni tutte
rispettabilissime , preferiscono tenere
nel cassetto le proprie produzioni. Dunque,
esistono molti libri scritti che non sono
stati pubblicati, e che forse non lo saranno
mai: sono libri che esistono e che non
conosciamo ma che, pur nella loro forma
ectoplasmatica, contribuiscono ad
implementare quellimmenso catalogo
librario che è fonte inesauribile per la
nostra conoscenza. Va da sé che
nellimmenso catalogo di cui si parla
cè di tutto e dunque il ruolo
dellestimatore attento, del critico
onesto e inflessibile, si rende necessario
anzi doveroso nel fornire
considerazioni esegetiche atte a svelare la
validità del libro o, al contrario, la sua
vulnerabilità o sciattezza. La scrittura è
valvola di sfogo, bisogno ricorrente, stato
di volontà, ricerca personale, forma
terapeutica, desiderio di scoprirsi e
necessità di svelarsi oppure tutto questo
insieme oppure niente di tutto ciò.
Tuttavia, come ebbe a dire Iosif Brodskij,
"In poesia non basta che un verso abbia
senso. Deve anche produrre un evento
estetico". La proliferazione di case
editrici di media-piccola grandezza,
accessibili per condizioni economiche e
contrattuali ai più, mostrano la grande (e
inarrestabile) diffusione di testi poetici;
il problema che chiamerebbe in causa
altre precisazioni e necessiterebbe anche di
dati empirici è che la poesia non ha
mercato e, non vendendo, spesso la scrittura
personale di chi decide di pubblicare (e,
dunque, rendersi disponibile a un pubblico)
resta invenduta, non letta, mera velleità
dello stesso autore che compra per sé
qualche copia del volume per regalarlo a
qualche amico dal quale non potrà che
derivarne un commento osannante quando non
oltremodo lusinghiero sotto ogni angolatura.
Il tema della scrittura,
che si sposa a quello delloralità
sopra enunciato, risulta nevralgico sotto
ogni approccio di chi è in qualche modo
involucrato nellesigenza di ampliare la
sua cultura: dalle elementari ci si forma
sugli abbecedari e sussidiari che sono testi
scritti, si passa poi a veri manuali di
studio che, nello sviluppo della formazione,
vengono affiancati anche a dizionari, testi
specialistici e tanto altro ancora; i Sacri
testi delle religioni sono scritti; i
manifesti davanguardia, i proclami
ideologici, le carte costituzionali degli
stati, gli accordi economico-finanziari e,
ancora, i documenti contrattuali sono
scritti. Tutta la cultura delluomo, da
quella umanistica a quella scientifica, da
quella tecnica a quella finanziaria, ha
necessità di basarsi su forme scritte del
pensiero, dello studio, dei dettami che
descrivono gli archetipi di ciascuna
dottrina. La poesia è una forma espressiva
che può trovare forma, come si è già
visto, in svariati modi: dalla sua
recitazione e interpretazione linguistica
(dove pure il fenomeno va trattato con
attenzione per ciò che concerne la
traduzione e linterpretariato), alla
mimica gestuale (si pensi alla poesia segnata
per i non udenti con la LIS, per la quale
vorrei ricordare la notevole figura del prof.
e poeta Renato Pigliacampo), alle forme
sincretiche che sono visive, sonore,
materiche e tanto altro ancora. Non è più
possibile, nelletà nella quale
viviamo, pensare di concepire la poesia
o la letteratura in generale
come mero testo scritto. Lo è, ma deve avere
risonanza e diffusione in modi, forme ed
ambienti, che ne diano la vita propria del
testo mediante linguaggi espressivi altri,
atti a rappresentarla e vivificarla.
Passo a completare la
risposta aggiungendo qualche considerazione
in merito al concetto di virtualità. Pur
esistendo e proliferando la poesia nelle sue
forme orale e scritta, come già delineato,
non va fatto lerrore di non considerare
un nuovo mezzo di trasmissione che è quello
virtuale, del Web 2.0. Fanzine, riviste
digitali e online scaricabili gratuitamente o
consultabili su abbonamento, siti
specializzati, blog, collettivi digitali e
tanto altro ancora (in aggiunta alle pagine
dei Social Networks) consentono in
maniera efficace e simultanea la
pubblicazione e la circolazione di proprie
opere singole o collettive (libri in e-book).
Se, da una parte, questo sistema permette di
abbattere lontananze, tempi e costi e dunque
è lodevole, non mancano problematiche
diffuse, più volte messe in luce anche da
editori e operatori del settore, in merito
alla tutela e conservazione dei diritti
dautore di chi pubblica in rete sue
opere. Casi di plagio, di violazione di norme
duso, di contravvenzione delle norme di
tutela della privacy sono, infatti,
risultati molto diffusi; si consideri che
anche nei concorsi letterari (ne ho
conoscenza diretta essendo da anni in varie
giurie di premi nazionali) si sono
riscontrati casi di questo tipo, smascherati
più o meno velocemente ricorrendo allo
stesso mezzo internet che, paradossalmente,
ha permesso agli autori-spavaldi di mettere
in piedi il furbesco
"copia-incolla" e "taglia e
cuci" poesie daltri, ad uso e
consumo. Per tali ragioni sono convinto che
il web debba sempre essere impiegato nel
giusto modo e consiglio spesso di evitare di
inserire proprie opere, soprattutto se
inedite, in rete. Ci saranno tra i nostri
lettori, estimatori sinceri, amici che ci
commenteranno in maniera positiva ma chi può
scongiurare lipotesi che, dinanzi a una
poesia particolarmente dimpatto e
toccante, qualcuno non possa pescare versi e
farne poi costruzioni proprie?
Esistono poi anche
esperimenti poetici che si nutrono di
virtualità al punto di sovvertire la normale
base fondativa della poesia che dovrebbe
essere lispirazione: potrei citare
anche lo sperimentalismo dello zapping-poetry
che produce esiti insoddisfacenti quando non
del tutto frustranti. Si tratta, in questo
caso, di derive poco felici a mio
vedere della poesia. E' interessante
che la poesia da mezzo comunicativo polimorfo
e anfibio si relazioni ai codici
post-postmoderni della nostra realtà
spasmodica (la stampa con la sua cronaca
urlante, la tv, la rete internet) ma credo
anche che i codici espressivi debbano trovare
una certa concordia ed empatia, proprio come
testo e musica avevano nellesecuzione
vocale di testi nellantichità. Il
mezzo tecnologico, frutto del progresso, deve
rimanere elemento di veicolo del testo e non
soppiantarsi, con le sue peculiarità di
funzionamento, alla complessità,
plurivocità e liricità della poesia.
Spesso, nellimpiego di tali mezzi
comunicativi, si perde la metafora,
lassonanza di significati, i sistemi
retorici, il doppio-linguismo, i riferimenti
colti o i camei che andrebbero colti e
sviscerati in termini critici.
[Lorenzo Spurio]
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