Adam Vaccaro:
"Tenterò di rispondere..."
1. Che funzione
ha la poesia? A cosa serve?
Tenterò di
rispondere alla domanda pluralizzandola.
Perché al singolare mi risulta sfida ancora
più ardua. A cosa servono e dove vanno
allora le poesie?
Mi affido per farlo alla
mia Adiacenza (Cfr. Ricerche e
forme di Adiacenza, Asefi, Milano,
2001), che sintetizzo a favore di chi
non conoscesse i miei scritti critici
col titolo di uno dei saggi del libro,
dedicato a Gio Ferri, Tutte le lingue del
corpo nel corpo della poesia. LAdiacenza,
quindi, come forma e relazione complessa di
tutte le lingue (comprese quelle dei sensi)
che ci costituiscono. Testo che non
rappresenta, ma ricostruisce un corpo.
Quando questo succede
scatta per me la magia della poesia, come
forma damore e di intensa comunione,
che riesce ad attivare sinapsi inusitate,
rinnovando il nostro panorama mentale per
diventare materia vitale, reattiva
allesistente e alle sue logiche di
potere e divisione, che spesso (ci) appaiono
senza alternativa. Una catena dunque di sensi
che coinvolge il visibile e
linvisibile, del soggetto e
dellesterno.
Quante sono le forme di
poesia (come singoli testi e architetture
espressive) che vanno nella direzione di tale
complessità, capaci di misura e presenza nel
mondo? Per essere e mettere in comune con gli
altri. Poche, naturalmente, sia perché è
sempre stato così, sia per i caratteri del
mondo contemporaneo. Che mentre declama
aperture, disegna orizzonti storicosociali
chiusi, con divieti espliciti o impliciti,
alle lingue che vogliono parlare. Ne nascono
forme di lingua dello schiavo
(Lenin) con sovraccarichi di allusioni e
riduzioni di ciò che viene messo in comune.
Quando tutte le lingue del
corpo parlano veramente insieme, producono
forme di canto che moltiplicano e insieme
riducono lo iato tra significante e
significato, coniugando complessità,
transitività e critica allesistente.
E' una tensione che se non dà alcuna
garanzia del punto di arrivo, produce
coinvolgimento di tutti i nostri livelli
cognitivi, con-fuso in quel canto
materico (di cui parlava Leopardi) di
momenti orgasmatici di eros e gioia. Che si
oppongono a tutto ciò che li nega e
implicano coscienza di pensiero tragico. Su
questo oggi misuriamo limiti e vuoti della
poesia in atto, di apparente fermento e
sostanziale stallo. Ma oggi e sempre
se la poesia è complessità adiacente
tra le lingue di cui siamo fatti, e non è pappa
del cuore (Hegel), non vuole andare da
nessuna parte: vuole stare, e far stare
meglio, qui e ora.
Il compito della poesia è
il più difficile e il più umano: senza
enfasi e gigantismi eroici, oscilla tra
distacco e immersione nel mondo, tra
inutilità e rilevanza antropologica, civile
e sociale, conoscenza condivisa ed etica di passioni
gioiose (Spinoza), non in cielo, ma
nella carne della storia.
2. Come è
cambiata la poesia negli ultimi 50 anni?
Negli ultimi decenni
abbiamo vissuto in un processo di
accelerazione di cambiamenti, con vere e
proprie esplosioni delle vecchie identità.
È noto che tutti i cambiamenti comportano un
processo mentale di elaborazione del lutto
rispetto a ciò che viene perso,
indipendentemente dal contenuto di questo. Al
di là delle analisi di quanto perso e
acquisito, è indubbio che nellultima
fase storica siamo stati (e siamo) in una
condizione che tende ad accentuare la
difficoltà di tempo mentale necessario
allelaborazione dei mutamenti che si
succedono.
Questa condizione tende a
produrre una percezione, della propria
identità e dellAltro, connotata da un
senso di sospensione privo cioè di
quegli attributi che facevano parlare di realtà,
con connotati di concretezza e solidità. De
Rita nellultimo rapporto del Censis ha
acutamente definito le ultime generazioni
come leggeri di testa. Credo però
che questa osservazione possa essere
attribuita anche a tanti adulti, tali solo
per lanagrafe.
Penso che la fonte di tanti
atteggiamenti, letteralmente abbandonati
allaria che tira, stia nella percezione
di mutamenti tanto veloci e indipendenti
dalla volontà o dallazione del
singolo, da spingere questultimo a
ridurre linteresse sia verso il futuro,
sia (a specchio) verso il passato; riducendo
quindi sia la componente etico-progettuale,
sia il bisogno di un ritorno profondo nella
memoria. Per cui le identità tendono a
volare in una beotitudine chiusa nel
presente.
3. Come si
identifica oggi il linguaggio della poesia?
A questa domanda
credo di aver dato risposte implicite al
punto 1 e col successivo punto 4.
4. Oralità,
scrittura, virtualità: come interagiscono i
differenti canali nella realizzazione del
testo poetico?
In uno scritto del
16/8/88 (Diari inediti, della cui
disponibilità ringrazio Rosemary Liedl
Porta), Antonio Porta scrive: "Tutto
accade dentro una cornice che si chiama
'sfida della comunicazione'. Ma
'comunicazione' vuole dire prima di tutto
'mettere in comune'
tuffarsi insieme
nel mare del linguaggio
La
comunicazione non è un piroscafo di
linea", è "entrare dentro il cuore
della lingua e farmelo rovesciare sul
tavolo".
"Ma è chiaro che
questa identità linguistica (specifica,
sempre A. P., in un altro scritto nel volume
collettivo Chi è il poeta?, Ed.
Gammalibri, Milano 1980, a cura di Silvia
Batisti e Mariella Bettarini) è
continuamente preparata dalla successione di
eventi extralinguistici e insieme dalla
capacità di sopravanzare questi eventi, per
atroci che siano", dando cioè
"loro un senso
non esiste, né
può esistere, un linguaggio autonomo della
poesia come fatto puro, autonomo. La
scrittura poetica si muove autonomamente ma
allinterno di tutti gli altri
linguaggi, compresi quelli scientifici
mi pare quasi superfluo affermare che il
testo non basta a se stesso" (pp.
174-175).
5 Qual è lo
status del poeta? Perché oggi uno
spacciatore o un pornografo sono più
accettati socialmente di un poeta?
La Casa,
come figura metonimica di unidentità
(nel titolo della mia raccolta, La casa
sospesa, Joker, 2003), vive negli
incroci e disagi sintetizzati al punto 2,
alla ricerca di forme di ripresa di tempo
mentale tra inferni e paradisi
dolorosi-gioiosi, sia delluniverso
sommerso (conscio e inconscio) del passato,
che delloggi. Può oggi la poesia,
nella sua incoercibile autonomia, essere voce
di ricerca utopica di possibilità vitali non
contemplate?, spazio mentale non alienato che
costruisce unadiacenza tra gli
universi molteplici del Sé?, ed essere corpo
della tensione del soggetto verso gli
universi della Totalità?
Tale status e visione si
pongono, come detto, fuori (radice
di sacer, di sacro) dal perimetro di
idee e prassi del contesto attuale,
interessato sempre e solo a una parte del
soggetto (forza-lavoro, sesso ecc) per
ridurre tutto a merce. Quindi, la figura di
poeta non può che (ri)cadere nel patetico o
nellestraneo, a meno che non acquisisca
qualche forma di potere. Nel qual caso, la
poesia (e chi pretende di praticarla) diventa
merce e perde se stessa.
Non è casuale che il
fermento apparente di poesia e critica non
sappia, nellattuale catastrofe
antropologica, farsi corpo di una Società
Letteraria capace di voce critica di
rinascita collettiva.
[Adam Vaccaro]
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