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L'area di Broca

Poesia XXI
cinque domande per provare a capire
cos'è, dov'è, dove va la poesia
in questo inizio di XXI secolo?

Luciano Valentini: "Come in ogni arte..."

1. Che funzione ha la poesia? A cosa serve?

Come in ogni arte anche nella poesia è essenziale la ricerca del piacere estetico ovviamente per mezzo dell’uso delle parole, che è diverso da quello utilizzato nella prosa. I canoni poetici tuttavia vanno storicamente contestualizzati, poiché variano nel tempo e nello spazio (ad es., la metrica latina è completamente diversa da quella italiana dell’Ottocento, ecc…).

2. Come è cambiata la poesia negli ultimi 50 anni?

La produzione poetica negli ultimi anni è cambiata in peggio, complici la diffusione di massa e l’uso dei mezzi informatici, che talvolta hanno inciso negativamente sulla qualità.

3. Come si identifica oggi il linguaggio della poesia?

Spesso oggi vengono scritte poesie estremamente banali o totalmente incomprensibili. Al contrario credo che la comunicabilità delle emozioni, dei sentimenti e delle passioni sia una prerogativa essenziale del linguaggio poetico.

4. Oralità, scrittura, virtualità: come interagiscono i differenti canali nella realizzazione del testo poetico?

L’unica vera novità negli ultimi decenni è stata la virtualità, che ha modificato in modo incredibile la comunicazione nel tempo e nello spazio per mezzo degli strumenti informatici e che ha divulgato la conoscenza e la produzione a livello di massa. Il rischio è che la realizzazione del testo poetico venga sottoposta ad una diffusa improvvisazione e superficialità in una forma di esibizionismo narcisistico.

5 Qual è lo status del poeta? Perché oggi uno spacciatore o un pornografo sono più accettati socialmente di un poeta?

Ecco qui un esempio classico. Dal Satiricon di Petronio:
   Mentre Eumolpo declamava, alcuni che stavano passeggiando sotto i portici gli tirarono delle pietre. Quel genere di applauso doveva essergli noto, perché si coprì il capo e fuggì dal tempio. Temendo d’essere preso anch’io per un poeta, lo seguii nella fuga e giunsi alla spiaggia.
   Appena fuori tiro, mi fermai e gli dissi: "Scusa, ma dove vuoi arrivare con questa tua mania? Non sono neanche due ore che sei con me e hai sempre parlato da poeta invece che da uomo. Non mi fa meraviglia che il popolo ti prenda a sassate. Mi riempirò anch’io il grembo di sassi, e tutte le volte che poeterai, ti farò uscire il sangue dalla testa".
   Scuotendo il capo mi rispose: "Mio caro ragazzo, non è che abbia debuttato oggi. Tutte le volte che sono entrato in teatro per declamare qualche cosa, il pubblico mi ha sempre accolto a questo modo. Comunque, per non litigare anche con te, mi asterrò da questo cibo per tutto il giorno".
   "Bene" aggiunsi "se per oggi lascerai da parte questa fissazione, ceneremo insieme".

Altresì Benedetto Croce nel suo saggio intitolato La poesia così afferma:
   Parve cosa mirabile e quasi miracolosa l’opera della poesia agli antichi greci, che l’adeguarono a un sacro afflato, a un entusiasmo, a un furore, a una divina manìa; e gli aedi distaccarono dagli altri mortali, onorandoli ispirati dagli dèi, alunni diletti della Musa, il cui canto raggiunge l’ampio cielo. Né i moderni hanno a loro negato del tutto il medesimo tributo di omaggio, e in effetto sogliono circondare i poeti di concorde ammirazione e quasi di riverente protezione, e ad essi principalmente, se non unicamente, riserbano il privilegio della "ispirazione" e il dono della "genialità". A rigor di termini, ispirazione e genialità, e il "quid divinum", sono in ogni essere e in ogni opera umana, che altrimenti non sarebbe veramente umana. Ma il risalto che questi caratteri sembrano ricevere nella creazione poetica, viene appunto dal riportamento dell’individuale all’universale, del finito all’infinito, che non è, o non è a quel modo, nella praxis e nella passione, dove ha luogo il moto inverso, e che è bensì nel pensiero e nella filosofia, ma in guisa secondaria e mediata dalla poesia. Al paragone del conoscere della filosofia quello della poesia sembrò diverso e, più che un conoscere, un produrre, un foggiare, un plasmare…. Donde il nome che serba nelle nostre lingue; e, in rapporto alla poesia, fu abbandonato per la prima volta il concetto del conoscere come ricettivo e posto quello del conoscere come fare.

Forse Eumolpo desiderava "concorde ammirazione" e "riverente protezione" per la sua attività di poeta, vista come "divina manìa", cioè come ispirazione divina, un po’ come fosse uno sciamano o uno stregone; ma s’illudeva. In realtà il poeta rimane un "diverso", che cerca di comunicare il piacere estetico per mezzo delle parole; ma non tutti sono bravi poeti così come non tutti sono bravi musicisti o bravi pittori. Purtroppo la produzione di massa, che è un fenomeno sociologico, ha abbassato il livello della qualità.

Nota. Le citazioni sono tratte da: Petronio, Satiricon (trad. P. Chiara), Milano, Mondadori, 2016 (I ed. 1969), pp. 239, 240 e 241; Benedetto Croce, La poesia, Bari, Laterza, 1980 (I ed. 1936), pp. 12 e 13.

[Luciano Valentini]