28
maggio 2022
E' ovvio che
il tema del prossimo numero de "L'area
di Broca" - Conflitti - è
stato suggerito e quasi imposto dall'ultima
tragedia europea che si sta consumando in
Ucraina. In effetti, di fronte
all'insensatezza di tale conflitto, alla
barbarie che da subito lo ha caratterizzato,
stiamo vivendo una sorta di impreparazione
psicologica. E' vero, la guerra balcanica di
30 anni fa, trascinatasi per circa un
decennio, avrebbe dovuto vaccinarci dallo
sgomento che ci assale e tuttavia, di fronte
a situazioni che definirei pre-culturali come
quelle a cui assistiamo, la ragione vacilla,
le parole mancano, ogni argomentazione appare
inadeguata. Sembra di essere tornati al tempo
degli Unni o dei Mongoli: un'orda di uomini,
provenienti da oriente, che assale un popolo
devastandone la terra, le città, razziando
con logica da sciacallo, uccidendo altri
uomini e spesso violentando le donne.
L'assalto del branco produce nelle vittime
una sorta di regressione culturale: i maschi
reagiscono cercando a loro volta di
ammazzare, le femmine cercando riparo con i
cuccioli, ma nello stesso tempo incitando i
loro uomini ad uccidere. Si ha un bel dire
ragioni economiche, motivi ideologici,
dispute storiche, odi religiosi. Niente
riesce a togliermi quest'impressione che si
tratti di una pulsione aggressiva,
distruttiva, omicida che l'umanità si porta
dentro dai tempi delle scimmie. C'è qualcosa
nel nostro genoma che migliaia di anni di
evoluzione culturale non è ancora riuscito a
neutralizzare. Tuttora, in questo terzo
millennio, branchi di maschi si assaltano a
vicenda, mentre le femmine un po' li
sostengono, un po' tentano di sopravvivere
proteggendo i piccoli. Ho l'impressione che
siamo di fronte a una pulsione così arcaica
che non si può spiegare nemmeno ricorrendo
alla cultura patriarcale, è un istinto più
profondo, è probabilmente la parte più
ferina della nostra natura animale.
[Paolo Pettinari]
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