"L'area di Broca", XXVI, 70, 1999
COLORI
Mariella Bettarini
Trittico sui colori
Il racconto del bianco
Il bianco era senza colore. Il bianco era bianco. Il bianco era blu. Il bianco camminava. Il bianco sostava. Il bianco parlava. Parlava bianco - diceva di sé che essere bianco è quasi come non essere (a causa di tutto quel bianco) ed essere bianco è essere, a causa di quel corpo di luce, di quell'essenza di luce che svaria dal giallo al rosso all'arancio al viola passando dal blu e come esser bianco significhi esser visto e non visto, trasparente ed opaco, opalina di bianco che traluce e trascende il racconto del bianco, il racconto che il bianco non vuol raccontare, il racconto che potrebbe già essere questo, se un racconto non fosse (ma lo dicono gli altri) una presa di toni, un colore tra molti, una scia di colori, una scelta di sé. Però il bianco - dal suo canto - ci dice che un racconto può essere bianco, il racconto può essere il racconto del bianco, l'infinito fulmineo raccontare del bianco, metter bianco su bianco, fuoruscire dal bianco (come fuoruscire dal branco: sporca, la purezza del bianco - niente bianco la sbianca - semmai, solo, imbiancare che sbianca cinismi - cecità), bianco-bianco da bianco, bianco muro da muro, bianca stella che gira, bianco sole che va, bianco latte che nutre, bianca mano che scalda, nero amico del bianco ed elenchi di bianco e capelli imbiancati e fogliami e sapori ed umori di bianco - bianchi corpi, bianca materia, bianchi-bianchi granelli di farina, di sale, di glucosio, di riso, di neve (o di bianco sorriso), ghiaccio e dolce, acidulo, aspro, bianco sguardo, bianco alzar della mano sul bianco, tutto quanto di bianco c'è al mondo, tutto il bianco confitto nel bianco. E' così che dal bianco non si può che salire nel bianco - è così che dal bianco non si può che nel bianco cadere. E' così che nel bianco ci si perde e scompare. E' così che dal bianco vittorioso/sconfitto esce il bianco e chi ad esso appartiene: chi sconfitto, chi vincente perviene a annientarsi nel bianco.
Il racconto del nero
Come dire: "il racconto del buio". Il buio è nero? E' nero-nero? E' proprio nero? E il nero è - poi - il buio? Chi l'assicura? Che il nero sia la fine del bianco, la sottrazione del bianco, sia l'ombra del bianco è sicuro. Che sia una grazia del bianco, un'aspirazione al bianco, una petizione di bianco, è tutt'altra cosa. Tutta da vedere. Certo, quando fischiano le orecchie, è soprattutto nero il colore, lo spessore, l'umore, si ha la fondata impressione che sia il nero a fischiare se stesso bene a fondo nel fondo di sé e che vendemmia e quadratura del cerchio sappiano troppo (e da troppo tempo) di consapevole cioccolata per cambiare sapore-colore: nere sono - si sa - le fila/i filamenti del nero - della nera notte - della fulva riparazione che su noi compie il nero quand'è ben compiuto (e compiuto) e non c'è nessun altro aspetto o effigie o fantasma o ombra o parvenza che lo inchiavardino così bene a sé - lo spronino - lo glorifichino e non sappiano poi (in fondo) che cosa ne hanno (essi) mormorato e che pesci son ora da prendere, e che pesci (in realtà) essi hanno preso, di tutto quel nero e nero, e Nero di nero, che è pur traboccato fuori da sé, dalle aiuole sue, a oscurare se stesso, ma soprattutto a oscurarci, dando a noi Luce nera, nero Velluto e una Nera Consolazione.
Il racconto dei sette colori
Dire (se puolsi) la costruzione di un colore, anzi di sette, anzi di settanta colori, anzi di quattrocentonovanta colori, anzi di tremilaquattrocento, anzi di ventiquattromila e passa colori, e via e via.
Sette e i suoi multipli sono i dì della settimana, sono note per musica, sono i peccati (si dice), son bracci di certi candelabri, sono samurai, sono nani...: una materia polmonare, un polmone di luce, uno spettro ch'è permeabile, un'iride traverso cui passa luce in pace - luce-pace. Una calma di colorati vasi comunicanti. Una abissale contemplazione di forze chimico-elettriche trascorrenti dal rosso-verde-blu fino all'indaco e al violetto. Una trascolorante Goccia delle gocce che riflette (scindendolo) lo spettro - una rifrazione. Un prisma/Specchio - una immane Lacrima delle lacrimazioni che hanno s/variati cangianti colori metamorfici e che compiono circonvoluzioni peripli peripezie salti perimetri alla ricerca del Colore del colore - del Magazzino di colore - della Galassia di Colore - della Matrice del Colore che tranquillamente misteriosamente mirificamente risiede nella respirante Mente/Teca dove sono riposti Colori Idee Conoscenza Forme Suoni Sentori Sapori - tutto lo scibile (e in/Conoscibile) che ci attornia e si attorce e attorciglia e attraversa e tortura.