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L'Area di Broca
Indice n.70
 

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"L'area di Broca", XXVI, 70, 1999

COLORI

 

Alessandro Franci
 

Del giallo e del viola

"L'accadimento non esiste realmente,
perché il pensiero lo anima di una seconda vita
dandogli il suo colore, idealizzandolo"
Eugéne Delacroix

(Domenica 16 settembre 1849
nella foresta di Champrosay)

Ad ogni fondato dubbio che si manifesti nelle circostanze più varie, si pone sempre, immediata, la prima incertezza: se ciò che appare come reale lo sia davvero, oppure se il procedimento interpretativo sia inesatto, e quindi ci si trovi davanti ad un equivoco. Normalmente se quello che appare come reale non è di nostro appagamento, siamo immediatamente pronti a rivedere te nostre attitudini interpretative; al contrario, se siamo paghi di ciò che appare, diamo per sicura l'esattezza delle interpretazioni fornite. Fermo restando che, in un secondo momento, ci si possa trovare a rivedere la prima interpretazione, perché bruscamente, quel che appariva soddisfacente, adesso non ci soddisfa più.
   A volte può anche succedere che la realtà, indipendentemente dal grado di giudizio, per qualche non chiaro motivo, si abbia lo stesso l'irresistibile smania di volerla mutare in una nuova realtà, facendo riferimento non ad essa, ovviamente, ma al nostro modo di vederla, di interpretarla. La vita è piena di conflitti tra realtà e uomo, e ognuno di noi, a diversi gradi, ha avuto modo sicuramente di sperimentarlo almeno una volta.
   Uno di questi casi singolari sembra essere quello relativo al giallo e al viola.
   Le teorie sul colore riguardo allo spazio ci dicono che: il viola su fondo nero arretra, mentre il giallo, sempre su fondo nero, avanza. In verità si deve intendere che: il giallo dà la sensazione di avanzare, e il viola di arretrare. In conclusione i due colori non avanzano né arretrano; stanno al loro posto. Il dare la sensazione è, evidentemente, connesso al fenomeno visivo della percezione, manifestazione alla quale, per la verità, concorrono non pochi componenti: l'iride, la pupilla, il cristallino, la rètina con i suoi coni e bastoncelli, il nervo ottico, le cellule nervose; quindi se il giallo e il viola sembrano compiere falsi movimenti non c'è da stupirsi.
   Sì, però noi, pur sapendolo, ci lasciamo docilmente indurre all'osservazione di un colore che va o di un altro che viene. Questa convinta illusione facilita la nostra capacità a fantasticare sul vero, sull'effettivo. Perché il giallo e il viola sono due colori, ed entrambi se ne stanno (immobili) sopra un altro colore che è il nero. Noi lo sappiamo bene, eppure siamo persuasi di un loro movimento inesistente.
   Ma il fondo nero, non avrà un suo ruolo in tutto questo? Oppure concorriamo noi soltanto, con i nostri giochetti cerebro-visivi, a causare l'impiccio?
   Ora, se sostituiamo al fondo nero un fondo bianco, assisteremo all'effetto opposto: il giallo si perde e il viola viene verso di noi. Naturalmente, ancora una volta, daranno la sensazione di perdersi o di venirci incontro, ci sembrerà; in verità anche adesso i due colori sono fermi. L'unica differenza è che arretra quello che avanzava e viene avanti quello che prima arretrava. Però è sempre la nostra miopia, congiunta al farraginoso fervore intellettuale, ad appassionarci nello svago illusorio, consapevoli che le cose non stanno nel modo in cui vorremmo che fossero. Ci piace credere non alla realtà ma all'apparenza.
   Sorge un altro dubbio però: forse sia il giallo che il viola, le nostre illusioni, la percezione visiva, l'iride, il cristallino e persino il cervello, non hanno alcuna colpa con quello che accade. Forse il problema non è del giallo o del viola, ma del fondo, cioè del nero e del bianco. Sappiamo per certo che le nostre capacità percettive, se per un verso ci consentono di illuderci, da un altro non ci permettono di vedere molti colori; ne vediamo anzi molto pochi, quelli dello "spettro visivo", tanto per capirsi; gli altri, mimetizzati negli ultravioletti e negli infrarossi, ad occhio nudo non sono percepibili. Questo in certo qual modo non ci può più essere di conforto, poiché almeno su di essi, non ci faremo illusioni. Ora, in questi pochi colori (sette in tutto) che c'è dato vedere, vi è compreso anche il bianco e il nero; nel senso che, per quella che comunemente è definita "sintesi sottrattiva" si ha il bianco, e con la "sintesi additiva" il nero. Quindi, in quei sette colori che possiamo vedere e che ci illudono, c'è anche il giallo e il viola. Perché il nero è composto dal giallo e dal viola, più altri cinque colori; però anche il bianco è frutto di tatti e sette. Si capisce bene, allora, quanto sia difficile stabilire se l'allontanamento o l'avvicinamento dei due colori sia dovuto alla somma o sottrazione degli altri sette (nei quali i due sono compresi) che, abbiamo visto, compongono lo sfondo.
   Sappiamo sicuramente che i due colori non si muovono, e sappiamo pure che ci piace immaginare il contrario; tanto la cosa ci sembra bella a vedersi che, per ottenerne l'effetto, poniamo attorno ad essi altri due colori che ci aiutano nell'illusione, quasi consentissimo a noi stessi l'azzardo di un bicchiere d'alcool in più, per ottenere quella lieve euforia capace di farci dimenticare la mesta realtà.
   E' più semplice attenerci al vero, o ricorrere a simili trucchi per provare l'effetto di un'emozione che scivoli oltre il confine, che sfiori quel limite che sta tra l'abisso e la certezza? Oppure vedere le cose come stanno è troppo affliggente?
   Basterebbe forse accettare, considerare che è andata in un modo anziché in un altro. C'eravamo sbagliati; ammetterlo ovviamente comporta umiltà prima di tutto, grande consapevolezza di sé, del limite di quel sé.
   Ci sarebbe da osservare ancora un altro fatto, per la verità. Nel cerchio cromatico il giallo è opposto al viola e il bianco al nero. In effetti, il giallo e il viola sono una coppia, così come lo sono il verde e il rosso, il blu e l'arancio; si tratta naturalmente dei colori così detti "complementari". In verità il giallo e il viola si esaltano vicendevolmente, perché vicendevolmente si contrastano; l'uno con l'altro trovano il ritmo ideale, per quel tocco di pazzia e di equilibrio che rende entrambi capaci di tutto. Stanno bene insieme, insomma; per questo motivo forse contribuiscono a confondere le acque, a privarci della volontà di osservarli realmente, quasi provassimo l'invidia di una così esatta unione, predestinata, inscindibile e astratta quanto basta per distogliere da loro lo sguardo. Coppie complementari, appunto, il giallo e il viola, il rosso e il verde, l'arancio e il blu, talmente simili nel loro invidiabile equilibrio, e nella ricerca di questa esaltante perfezione, che se si uniscono a coppia nelle proporzioni esatte, formano lo stesso colore: il grigio.
   Eppure la loro distinta personalità, il rango, quasi lo stile, sono innegabilmente delle caratteristiche che ne fanno definiti elementi. Il giallo è un colore così detto "primario", cioè è così in quanto tale, una specie di Dio, nel suo genere. Increato, esiste e questo è quanto basta sia a lui che a noi.
   Il viola invece no, lui appartiene a quella specie così detta dei colori "secondari". Questo non deve far pensare a loro come ai rifiutati, ai secondi, a quelli che non vincono, che tentano ma non ce la fanno. I secondari sono così per natura, si può dire, ognuno ha il suo ruolo: quello dei primari è quello dei primari, quello dei secondari è quello dei secondari. D'altronde un colore primario non potrà mai essere un colore secondario.
   Il viola essendo un secondario di per sé non esisterebbe, infatti si compone di rosso e di blu, gli altri Dèi dell'Olimpo dei primari; loro lo fanno per il giallo, ovviamente, perché si esalti ed esalti il viola.
   Tuttavia anche il giallo, ricambiando il favore, con il rosso fornisce l'arancio al blu, per la reciproca esaltazione ed il felice contrasto; ma poi anche il blu sarà con il giallo per il verde che serve al rosso, e così via nel mutuo soccorso di creazione, contrasto ed esaltazione.
   La realtà, come del resto da millenni si proclama, sicuramente è più complessa di quel che appare; questo forse può parzialmente spiegare il perché della sua continua revisione.
   Concludendo, il giallo è certamente fermo, il viola pure, siamo però convinti d'aver notato, per il risultato d'artificiose trame, strabilianti effetti di ottica illusione.

 


 
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