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L'Area di Broca
Indice n.71-72
 

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"L'area di Broca", XXVII, 71-72, 2000

SCRITTURA E (E') POTERE(?)

 

Attilio Lolini

Meridiano
 

Un letterato pellegrino, in transito dalle mie parti, e diretto alla Basilica di San Galgano, mi ha narrato, in un lungo e noioso pomeriggio di pioggia, la vita del poeta Gigi che mi affretto a trascrivere perché lui, sì!, è un personaggio da romanzo. Ora, dicono, la sua opera completa in versi uscirà nei così detti Meridiani, volumi dell’Editore Berlusconi che hanno, inoltre, in programma, un ricettario del cuoco di D’Alema, Vissani e le Tautomaturgie del Mago Otelma.
   Va subito detto che questo Gigi una volta era Figlio della Lupa; s’era messo in testa di diventare celebre in non so più quale sport, forse il ciclismo o il nuoto. Trafficò, allacciò relazioni, stabilì alleanze, fece e ricevette canagliate ma si accorse che, nonostante tutto, non vinceva e che, anzi, i tempi che realizzava erano addirittura scadenti se non ridicoli. Allora, in preda allo sconforto, cominciò a scrivere poesie d’intonazione leopardiana (Me meschino! ecc.) finché gli nacque l’idea: e se diventassi celebre come poeta? Trafficò, allacciò relazioni, stabilì alleanze, fece e ricevette canagliate accorgendosi che la faccenda, entro certi limiti, funzionava.
   Dico entro certi limiti perché celebre veramente Gigi non è e non sarà mai; non ha espresso nulla d’autentico oltre la sua (peraltro legittima) volontà d’espandere il proprio Ego a scapito dell’Ego degli altri e, insomma, ai cinquantacinque milioni d’italiani attualmente semiviventi, di lui non importa nulla; il giorno che smetterà di trafficare smetterà anche d’esistere. Per fare carriera nell’immondo delle lettere bisogna, appunto, trafficare; Gigi è in quasi tutte le giurie dei premi letterari; lo trovi nello Strega ma anche al Campiello non disdegnando il Mondello e il Carciofo d’oro che si assegna a Taormina. Da questi consessi pianifica le Assegnazioni dei Premi che vengono dati ai suoi concubini; il poetesso fregiato e diplomato gli sarà riconoscente per sempre.
   La giornata-tipo di Gigi è degna di quella di Ivan Denissovic; anzi probabilmente sarebbe più interessante in mano ad uno scrittore che sappia il fatto suo. Di mattina Gigi, come gran parte degli umani, si alza, si lava, si deodora dandosi un colpetto di nero ai capelli che, ahimè, ingrigiscono. Si legge le pagine letterarie di tutti i quotidiani usciti quel giorno, esce di casa e va da un Gigante dell'editoria e poi da un altro Gigante prendendo il filobus dato che sta fuorimano. Di solito si trattiene a pranzo alla mensa aziendale-editoriale con qualche morto di sonno come lo scrittore M., il critico-poeta Scacchi, l’impunito D, nonché il Conte dei Cimiteri marini, Giuseppe.
   Così, mangiando e discorrendo, smista esordienti, quantifica recensioni, vellica manutengoli, umetta consoci, traccia solchi e li difende. Dopo aver preso il caffè con il direttore R., incontrato uscendo, va al quotidiano U., poi al settimanale E. dove traffica, trama, intriga. Nel corso di queste peregrinazioni capita che s’imbatta nel Budino Orrengo, nel Fico Mario o nel Babbioni; in questi casi i convenevoli reciproci sono addirittura di derivazione dantesca: (Onorate l’altissimo poeta! L’ombra sua torna, ch’era un po’ sbiadita! ecc.). In questi incontri di alto lavello vengono decise le recensioni, carte da culo che neppure la Scottex ha inventato di tale spessore e consistenza. Verso le sedici fa un riposino di venti minuti ma presto si sveglia avendo da scrivere almeno trenta lettere o biglietti alla clientela minuta: romanzieri e peteressi di provincia che lo supplicano di una qualsivoglia risposta alle loro caccole in plaquette che il Gigi getta, appena ricevute, nel più vicino cassonnetto, serbando però l’indirizzo dei questuanti.
   Stremato va poi a cena con editori minori (ma di qualità!), gaglioffi vari, peteresse, pittori e trapezisti. È una specie di Sala Borse della poesia italiana. Un poeta che valeva ventiquattro la mattina dopo si trova a sei mentre un altro, ormai dato per spacciato, vola in alto sì da essere preso in considerazione dallo strunzo. Verso le ventitré si ritira in casa sua e fino alle due del mattino scrive poemi, articolesse, recensioni, elzeviri, liriche d’amore, epigrammi e articoli di sfondo.

 


 
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