"L'area di Broca", XXVII, 71-72, 2000
SCRITTURA E (E') POTERE(?)
Fabrizio Silei
La letteratura e il potere
ovvero il potere della letteratura: alcuni spunti per la ridefinizione di un approccio all'analisi di un tema complesso
Che rapporto esiste fra letteratura e potere? Oppure qual è oggi il potere, l'influenza della letteratura sulla società?, o ancora, chi e quali sono i soggetti che in qualche modo detengono il potere del comparto letterario nelle società occidentali, ad esempio in Italia? Queste ed altre domande possono essere declinate dal titolo di questo numero della rivista, ma tutti i tentativi di dar loro una risposta si basano su determinati modi di intendere sia la letteratura che il rapporto fra individuo e società. In un certo qual modo le domande contengono in sé una parte della risposta e svelano un'impostazione mentale che dipende dal tipo di occhiali interpretativi di cui siamo dotati. Si può affermare che la tendenza generale è quella che spinge chi rifletta su questi argomenti a considerare volontari e programmati eventi che corrispondono all'evolversi di processi sociali in cui i singoli individui hanno un ruolo più o meno influente a seconda della loro posizione, ma comunque sovrastimato. Da qui il riemergere di teorie del complotto che identificano in determinati attori sociali e nella volontà dei gruppi economici ed editoriali la responsabilità di un certo modo di fare editoria, letteratura e cultura in una determinata società. Questo genere di lettura si è arricchita recentemente del concetto di globalizzazione della cultura, quasi una modernizzazione dell'idea di un imperialismo culturale esercitato dagli USA sugli altri popoli della terra. Vi è così il vantaggio di individuare dei responsabili fra i protagonisti di multinazionali e aziende editoriali particolarmente grandi, pervasive, potenti, azzerando di contro la responsabilità dei fruitori-cittadini in balia di poteri e di strategie alle quali è difficile opporsi. Si tratta senza dubbio di una lettura efficace, in qualche modo salvifica per molti di coloro che sono esclusi dal versante più commerciale del mondo editoriale e letterario o che devono assistere al suo impoverimento qualitativo. Nella storia delle teorie sugli effetti dei media questa prospettiva, conosciuta come bullet theory, è stata da tempo abbandonata, non si crede più che il messaggio colpisca il fruitore condizionando univocamente il suo atteggiamento/comportamento e recentemente l'attenzione è stata posta sulle audiences, sul fruitore e sul suo modo di accogliere e interpretare il messaggio. Ciò non significa negare la responsabilità legate alle scelte dei gruppi editoriali e di taluni imprenditori o la pervasività del modello americano, così come l'esistenza di società sempre più orientate al profitto a tutti i costi, ma semplicemente rifiutare questo approccio considerandolo eccessivamente semplicistico, talvolta ideologico, senza dubbio inutile per addentrarsi nella comprensione di un fenomeno complesso come quello del rapporto odierno fra letteratura e società. Per sfatarlo basti pensare che gran parte delle scelte operate dai gruppi editoriali oggi sono il frutto di ricerche di mercato e di studi strategici che partono dalla base stessa della società in cui operano.
La domanda, per dirla con Norbert Elias, è ancora "Com'è possibile - ecco la questione - che attraverso l'esistenza contemporanea di molti uomini, la loro convivenza, il loro agire intrecciato, attraverso tutte le loro relazioni reciproche si venga formando qualcosa che nessuno dei singoli individualmente ha perseguito, progettato o creato: qualcosa di cui egli, lo voglia o no, è parte, una struttura di individui interdipendenti, una società?".
Nessuno forse si è rammaricato più di chi scrive per la decadenza formale di case editrici un tempo nobili o celebrate, o si è unito più volentieri a discussioni sull'assurdità della programmazione televisiva italiana. Ma questo atteggiamento intellettualistico e un poco snob lascia solo molto frustrati e può impedire di capire che siamo di fronte a fenomeni e dinamiche di potere complessi, dove esistono senz'altro scelte e responsabilità, ma anche configurazioni sociali che devono essere studiate e comprese dotandosi di strumenti maggiormente complicati ed efficaci.
A proposito del potere va ad esempio ricordato che ritenere un singolo o un gruppo la causa univoca di taluni processi può essere quanto mai controproducente se è vero che le percezioni e le aspettative che riguardano il potere, le immagini sociali del potere che ci creiamo, influenzano il potere reale dal momento che "l'immagine che un individuo o un gruppo si fa della distribuzione del potere nell'ambito sociale a cui appartiene, contribuisce a determinare il suo comportamento in rapporto al potere stesso."
Riflessioni analoghe a quelle fin qui sinteticamente fatte debbono essere introdotte in relazione all'idea di letteratura e all'approccio che ancora caratterizza lo studio dei fenomeni letterari. Come ricorda Robert Escarpit la letteratura è un fenomeno articolato, tridimensionale che presuppone scrittori, libri, lettori (un pubblico) e un apparecchio di trasmissione molto complesso che riguarda l'arte, la tecnologia, il commercio, che "unisce individui ben definiti (anche se non sempre nominalmente conosciuti) e una collettività più o meno anonima (ma limitata)." Ciò origina problemi di ordine storico, politico, sociale ed economico. Eppure l'assenza di una reale prospettiva interdisciplinare fa sì che lo studio della dimensione sociale della letteratura venga il più delle volte sacrificato allo schema tradizionale basato sull'autore e l'opera, al limite sull'autore e la sua opera vagamente rapportate alla società del suo tempo. Ecco che il potere della letteratura è spesso collegato all'influenza di una personalità eccezionale e delle sue opere sulla società della sua epoca. Un approccio legato ad una mitizzazione di tipo romantico, semplificato, poco esplicativo. Ancora una volta ciò non significa negare l'importanza dell'autore (ad esempio siamo d'accordo con Gregory Bateson, quando sostiene che se l'iniziatore fosse stato Wallace invece di Darwin oggi avremo una teoria dell'evoluzione molto diversa), ma rifiutare un approccio semplicistico per uno più complesso, come ha dimostrato Elias nella sua biografia su Mozart sfatando la lettura romantica del genio scollegato dal tessuto sociale del suo tempo.
Che differenza esiste fra l'influenza sociale di opere come I dolori del giovane Werther, Il Capitale, e la creazione, un secolo dopo, di un caso letterario che dura poco più di qualche settimana per poi scomparire, si direbbe nel nulla? Quali sono le prospettive dell'editoria elettronica? Che relazione esiste fra i nostri modelli e ritmi di vita e le nostre letture, fra il pubblico e l'opera? Queste ed altre sono domande fondamentali a cui si può scegliere di rispondere semplicisticamente, emotivamente, ideologicamente, oppure iniziando a dotarsi di nuovi occhiali interpretativi e di nuove strategie di ricerca in vista della comprensione di un mondo sociale sempre più intricato, in cui acquisiscono spessore concetti come interdipendenza, incertezza e rischio (connessi all'ampliarsi delle possibilità di scelta), opacità, ecc. Un mondo sociale in cui occorre comprendere il funzionamento di un'ecologia delle idee che ci permetta di progettare il futuro e di dotarsi di una nuova ed efficace teoria critica della società. Il progetto è ambizioso, il futuro è gravido di sfide, ci resta poco tempo per fornire risposte a nuove domande sempre più urgenti.
Il venir meno di un numero limitato di ben identificabili "nemici" ed "amici" può lasciare disorientati, lo scoprire che ognuno di noi è parte di una molteplicità di processi, che condiziona ed è a sua volta condizionato da determinate dinamiche, può risultare sconfortante. Di sicuro non si tratta di assolvere tutti in nome di una vaga complessità che renderebbe tutti più o meno colpevoli, ma si tratta di cercare di capire come si producono e si distribuiscono socialmente i saperi anche letterari oggi nelle società occidentali e di farlo separando il più possibile i giudizi dall'analisi.<