"L'area di Broca", XXVIII, 73-74, 2001
TERRA
Matteo Meschiari
Tre poesie
(da "Sulle piste della selvaggina")
Origini
L'instabile metallo dei ghiacciai
tagliava le montagne
la pomice del ghiaccio
levigava le valli
lo stilo color piombo dei macigni
rigava in parallele i volumi di roccia
e la notte glaciale
dicono
"spingeva avanti le masse
premeva vomeri bianchi
arava prati di pietra
e seminava buio"
le tracce delle verdi cortecce
gli schizzi del ginepro
tutto si è perduto
tutto bisbiglia
nei solchi
nei ghiacciai
Flaherty alle Aran
Una calotta di calcare
solcata da crepacci stretti
qualche spiaggia sassosa
e una terra magra
attorno un mare essenziale
che rende provvisorie le linee
nient'altro:
da un terreno radicale
una poetica radicale
un bianco e nero tagliente
di quarzo e ossidiana
di schiuma marina e alghe
Graffiti a Naquane
Le placche di arenaria permiana
sembravano venute dall'esterno.
Lisce come metallo
più grandi di ogni oggetto
uscivano dal terreno glaciale
come schiene di balene.
Potevano sembrare creta
sotto le dita dell'acqua
ma al tatto erano bronzo
costole uscite dal monte.
Prive di ogni traccia
dense-vuote superficie-profondità
erano spazio per il segno
la scalfittura era discorso.
Colpendole con pietre dure
si parlava col tempo:
cervi cani cacciatori case
branchi mute manipoli villaggi.
Colpo su colpo l'arenaria ha suonato
ha risposto a migrazioni diverse
quelle lente e orizzontali del ghiacciaio
quelle umane verticali e brevi.