Indice L'area di Broca
 
L'Area di Broca
Indice n.73-74
 

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"L'area di Broca", XXVIII, 73-74, 2001

TERRA

 

Maria Pia Moschini

Perché
(da "Quaderno arcaico")
 

Primo perché

   - Chi è che mangia la luna?
   Giglio non toccava il davanzale: si alzava sulla punta degli zoccoletti e si reggeva all'inferriata spiando il cielo.
   Quel nome, Giglio, glielo aveva dato la levatrice.
   - Bianco, bianco come un giglio - aveva detto stupita mentre lo rifasciava.
   Cresciuto, non raccontava, domandava sempre.
   - Chi è che mangia la luna? −. Disse ancora una volta piegando il capo a destra per evitare il taglio dei ferri.
   Il vecchio Lari, suo complice, rispose convinto:
   - È la terra che se la mangia, di notte le viene una gran fame.
   Giglio rise a garganella ascoltando il suono della sua voce. Pensò poi, fra uno sbadiglio e l'altro, che la terra doveva avere una lingua lunghissima, con in cima un dente per raggiungere lassù il grande brigidino lunare.
   Lui la terra l'aveva vista sulla bottiglia del Fernet Branca. Un'aquila reale l'aveva afferrata con gli artigli e la teneva sospesa nel vuoto.
   Quando la terra aveva rosicchiato tutta la luna, la digeriva e dal cielo cadevano le stelle che, toccando il suolo, diventavano lucciole e gocciole di brina.
   Lui sapeva come stavano le cose. Sapeva tutto perché nessuno parlava con lui. Era troppo piccolo.
   Giglio ogni tanto correva alla finestra: ci sarebbe riuscito a vedere la terra divorare la luna solo se fosse stato buono.
   Così piegò i vestiti sulla seggiolina, mise in fila gli zoccoli. In casa c'era solo il vecchio Lari, gli altri erano a veglia chissà dove.
   Nudo come un giglio salì le scale al buio, emanando un bagliore di latte.
   Avvertiva, mentre posava i piedi sui gradini di legno, uno strano scricchiolio, come uno sgranocchiare.
   Era la terra che masticava la luna, piano piano, per non svegliare l'aquila addormentata che la teneva sospesa nel vuoto, immobile e damascata.
   Damascata come il cuscino degli sposi sull'inginocchiatoio.
   Giglio sapeva come stavano le cose.
   Sapeva tutto perché nessuno parlava con lui.
   Era quello il segreto,
   l'unico grande segreto.
 

Secondo perché

Usciva scalza, col grembiule infilato nella cintura, il vestito corto sulla gran pancia semovente, animata. Gli occhi di un celeste fisso, quasi bianco, i capelli a treccia stretti come una fune.
   Annina andava per la viottola e Alfa la seguiva, nascosta nelle fosse, strisciando. Tutti i giorni Annina si sedeva su un sasso, scavava con le unghie il sabbione della proda e si riempiva la bocca di terra con un gesto lento, assorto. Non la masticava, la succhiava, la impastava con la saliva. Due, tre volte... Nel sabbione restavano le impronte dello scavo, i segni delle unghie.
   Allora Alfa usciva dalla fossa, coperta d'erba e la fermava:
   - Annina, perché mangi la terra?
   Lei la guardava con i suoi occhi bianchi e rideva:
   - Spia... spia... - gorgogliava.
   - Perché a lui piace...
   E si toccava la pancia.
   - A lui piace...
   E balzellava cantando sui piedi scalzi.
   - Mira il tuo popolo o Bella Signora... che pien di giubilo oggi ti onora...
   Sapeva tutte le parole, tutte, e nelle processioni cantava a squarciagola, vibrando.
 

Terzo perché

Si svegliò dall'anestesia di colpo.
   La cameretta era stata predisposta per una probabile agonia.
   Il paravento, la penombra, l'ossigeno.
   Invece la guardò, era suo padre, con due occhi di lupo e disse forte: - Perché? Perché? Perché sono ancora vivo? -. E c'era nella sua voce un dolore inesprimibile, compatto, una pietra tombale rimasta a mezz'aria.
   - Come farò a tornare a casa da quelle due pazze?
   (La moglie e la cognata, accanite).
   - Perché non mi hanno fatto sposare Maddalena?
   - Per via della terra, babbo, per via della terra.
   La figlia, smorta e curva sulla sedia bianca, rispondeva con una voce lontana, perduta.
   - Le vostre famiglie erano in lite per un campo a confine. Non si parlava più. Non te lo ricordi babbo?
   - Perché non sono morto, perché non mi hanno fatto sposare Maddalena... la terra... maledetta. Maledetta.
   Si agitava nel letto creando strane onde marine con le gambe rigide, un fluttuare di bianco lunare.
   - Quando sarò morto non voglio andare in terra, ricordatelo, non voglio andare in terra!
   - Perché non mi hanno fatto sposare Maddalena...
   E mentre parlava muoveva le mani ossute, scure, maculate.
   Uguali a quella terra che lui tanto odiava.
   Già, la terra.
 


 
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