"L'area di Broca", XXIX, 75, 2002
AMICIZIA / COOPERAZIONE
Giovanni Stefano Savino
Tre poesie
Al primo impatto, non ti riconosco.
Sapevo che dall'autobus, all'ora
convenuta, puntuale, da La Lastra
contando le fermate la seconda,
eri tu che scendevi, e mi portavi
la nostra giovinezza. Ricostruisco,
guardandoti, l'immagine, sul nuovo
che mi viene incontro con lo stesso
sguardo, come fa il sarto, quando il cliente
misura con la stoffa. Mi consoli:
abbiamo idee in comune oltre ai ricordi,
che tu riaccendi in me come mia madre
con la carta e il ventaglio al focolare
sessanta e più anni fa la fredda brace.
(24 agosto 2001)
"eri tu": Alberto Müller, amico d'infanzia e di prima giovinezza (da Anno Solare, 17 agosto - 22 settembre 2001, Al banco, XXI).
Abbiamo camminato su per Costa
San Giorgio, sul lungarno, su per via
Guicciardini, per tanti giorni quanti
occorsero all'infanzia, per cambiare
i corti pantaloni in pantaloni
lunghi, passando per quelli alla zuava.
Le "mie donne"? Nel crescere le persi;
appartennero ad altri, mogli, madri,
e, se vive, non cercano nell'album
della memoria né il nome né il volto
di Giovanni, raschiato, impolverato
dal tempo. Vedo il tuo corpo rimpolpato,
per un attimo, fermo al marciapiede,
di spalle, dentro il vuoto del cancello;
non mi hai detto per te chi sono stato,
fiammifero non lasci alla mia notte.
24 agosto 2001
"vedo il corpo rimpolpato": l'amico Alberto Müller (id., XXII).
Ieri, col primo amico, non con dio,
faccia a faccia: ti passi il fazzoletto
sul collo, sulla fronte, più e più volte,
poco accaldato e molto emozionato;
io ti guardo, misuro ogni tuo gesto,
ogni parola, con cui mi rammenti
la sorte di Foà, di Filistrucchi,
di Parretti, di Vestri, di Meucci.
La "pace armada" come il carnevale,
non altro in fondo il fascismo in Italia,
e parate e discorsi e giuramenti,
contro la nostra crescita, la nostra
vana domanda. E intristivano i padri
come gli ombrelli nella rastrelliera.
24 agosto 2001
"col primo amico": l'amico Alberto Müller (id., XXIII).