"L'area di Broca", XXIX-XXX, 76-77, 2002-2003
CONTRO
Marina Giovannelli
Una parola di relazione
Mi chiedo perché una parola grammaticalmente irrilevante, non un sostantivo che nomini il mondo, non un verbo che lo definisca o lo costringa alla trasformazione nel movimento, una semplice preposizione il più delle volte, addirittura un avverbio negli altri casi, possa suscitare nell'animo sciami disordinati di emozioni che a fatica si compongono in idee.
Richiede una volontà di chiarezza, quest'oscura pulsione di abbandonarsi al fascino immediato ma ambiguo di 'contro' che sento portatore di resistenza e impegno, ma anche irrimediabilmente di lotta e opposizione. Chi ha scelto da tempo strade di non violenza e di proposizione amerebbe piuttosto il termine 'per' che non consente equivoci interpretativi. Eppure quest'ultimo non irradia uguale forza evocativa né sollecita la riflessione con pari inderogabile urgenza. Indirizza favorevolmente e in modo mirato, ma proprio per questo definito ed univoco, non dà conto della complessità dell'esistente.
'Contro', invece, esprime sempre confronto, non consente una sola direzione, una sola possibilità, una sola lettura. Insieme all'uno presenta, s-vela anche l'altro, evidenziando sicuramente la relazione presente tra le persone e gli oggetti, le persone e le persone, le persone e le idee, e alludendo all'intrinseca dicotomia dello stare al mondo.
Se il primo aspetto costituisce il motivo profondo della suggestione indotta dal termine, il secondo innegabile significato di 'contro' va illuminato d'una luce più tagliente che consenta di individuare nel processo culturale dell'Occidente, e non già in una struttura immanente, essenzialista e/o biologica una tendenza a procedere per grandi antinomie: vita contro morte, corpo contro logos, femminile contro maschile, vecchio contro giovane e via opponendo.
All'interno di questa cultura comunque siamo collocati e per quanto aspiriamo a modificarla per ripristinare una mitica condizione olistica (come?) o per superare le feroci opposizioni che ci dilaniano (come?) contingentemente ci troviamo costretti a prender posizione per uno dei due poli impliciti nel 'contro', ad arrenderci alla logica della contrapposizione o anche a quella della mediazione, che resta la via politica consigliabile, ma non sempre praticabile se da una parte le scelte si rivolgono contro la vita stessa e la sua dignità.