"L'area di Broca", XXIX-XXX, 76-77, 2002-2003
CONTRO
Luciana Moretto
Versi controversi
Dunque un gran tramestìo, uno strepito da non si dire: erano di certo migliaia e migliaia a fare ressa ( rissa insomma...) fra i rami dell'acero campestre (ma potrebbe anche trattarsi di un olmo - dubbio assai imbarazzante in questo specifico caso - eppure direi che lo conosco bene - l'ho visto crescere intendo - diventare via via il luogo privilegiato dei convegni serali di tutti gli uccelli del circondario, là in campagna nei pressi della casa di mio padre e di conseguenza la casa della mia infanzia e poi avanti...): postazione molto ambita da passeri fringuelli lucherini cince storni, soprattutto o forse esclusivamente (chi li vede mai durante il giorno quando ubriachi di luce sono dispersi chissà dove...) all'ora del tramonto, prima del sonno, quando socializzare - come si dice - diventa urgente quanto e più del sonno stesso.
E così ecco quella smania di spender fiato, la gazzarra un po' giocosa un po' no, il vaniloquio dei più giovani persi dietro a futili alterchi, al frenetico resoconto di scampoli di avventure... eppure quel che pareva importare più di tutto il resto -quella sera di metà settembre - era il contendersi - alzando il tono della voce oppure con metodi più sbrigativi, a colpi di becco, la postazione migliore, il posatoio più comodo dove sistemarsi per la notte.
Solo che quel rimbeccarsi, quello sfidarsi, quel mettere alla prova la resistenza delle ugole pareva non finire mai. E sì che si stava facendo buio, a mano a mano diventavano invisibili, solo ombre o profili di ombre, gli alberi e le case del borgo, non c'era più in giro nessuno... ma loro lassù non si davano pace, proprio non c'era verso che si quietassero.
Solo a tratti - per qualche breve intervallo - il vocìo frenetico pareva affievolirsi... fiato corto? macché! eccoli riprendere, direi quasi con maggior vigore: qualcuno a dar sulla voce e gli altri a rintuzzare la sfida. Tutto come prima, una voce sull'altra con l'intento preciso di sovrastare i competitori, un vediamo chi resiste di più.
Veri e propri irriducibili.
Alla stessa stregua ma naturalmente non con la grazia di questi nostri amabili abitatori dell'aria (repentina fu da parte mia l'associazione di idee, il cortocircuito della mente) usano condursi quegli irriducibili personaggi - certo uomini acculturati, quelli più in vista sulla scena mediatica - presenti a tavole rotonde convegni conferenze congressi assemblee incontri simposi seminari dibattiti meeting happening reading festival feste e via discorrendo, appollaiati su scranni sedie o sgabelli, sempre e comunque disponibili a celebrare - battibeccando s'intende - i fasti e nefasti del nostro tempo.
Quale dispendio di voce, che spreco di parole! E mi vien da pensare a S. Romoaldo - giusto un santo - il quale non ebbe alcuna difficoltà a rimanere in silenzio per sette anni filati!
Evidentemente del tutto obsoleta la sua immagine raffigurata con un dito sulla bocca nel refettorio del cenobio di Camaldoli. Però, però... farebbe così bene a tutti stare zitti per un po': ci capiremmo lo stesso o forse ci capiremmo anche meglio.