"L'area di Broca", XXX-XXXI, 78-79, 2003-2004
Cinema / video / TV
Luca Baiada
Due poesie
(all'ineffabile Bruno Vespa)
Vexilla regis prodeunt inferni
Baratri dell'incoscienza, mostri col marchio di fabbrica.
Portano in vendita il brivido, porgono un'oncia di svago.
Hanno imparato dai fatti, leggi ferrigne di incassi,
che l'emozione creata con la ricetta primaria,
corpi ostentati per esca e plateali violenze,
colma le anime vuote, premia la cieca ubbidienza.
L'asino bipede, stretto alle catene di orari
nel consumare e produrre, trova già pronta la biada
in confezione spettacolo, la refurtiva in razioni
dal compiacente saccheggio che occupa tutta la vita:
complicità e furberie nel devastare la storia.
La prevedibile trama, le variazioni scontate,
rassicuranti le facce prefabbricate dei divi;
giusto, mirato dosaggio di nudità ed aggressione,
di devianza e castigo, con le lusinghe posticce
di lieti fini salvifici e sicurezze catartiche.
Fatto più schiavo, lo schiavo medica il male col peggio;
gusta le sere al veleno nell'azzurrino domestico
o in una cella di plastica al multisala-santuario:
fissa ore d'aria elettroniche, addestramento in confetti,
libere uscite al guinzaglio, elettroshock anestetici.
Ecco i meandri da cui prendono corpo gli spettri:
questo omiletica verbo mette le ali di fuoco,
per farsi carne bruciata nella putredine acre.
Abiterà fra coloro che gli apriranno la porta.
Notiziario
"Abracadabra" - l'erba
delle oche - per coprire
bugie coi borborigmi.
Bocche sbracate - buchi
Di un buio credo - dicono
"e sbrigati, collabora!"