"L'area di Broca", XXX-XXXI, 78-79, 2003-2004
Cinema / video / TV
Giulio Bogani
Un cinema in cui non sono mai stato
I cinema racchiudono storie. Le racchiudono nel buio delle sale e intanto te ne raccontano altre. Sono storie strane, come un po’ tutte le storie buie. Strane e comuni, storie da luoghi pubblici insomma.
I miei ultimi rapporti con il cinema però sono con film che non ho visto, e con sale in cui non sono mai entrato.
Le telefonai. Il cellulare credo che le squillò nella tasca dei jeans, e mi rispose con voce allegra. La trovai che era ancora all’entrata nell’atrio di quel cinema gigante. Non sapevo che era uscita per andare al cinema con le amiche. Era l’ultimo modello di cinema, modello importato dall’America, uno di quei cinema multisala, dove proiettano quattordici film diversi contemporaneamente. Era la prima volta che se ne andava in un luogo del genere, quanto a me, io non ci sono ancora stato. Mi disse che stava per entrare, mancavano cinque minuti all’inizio dello spettacolo. Mi sarebbe piaciuto essere là in quel momento. Ma io ero a casa e lei là al telefono. Chissà cosa pensavano le amiche quando la sentivano parlare? La immaginavo con il cellulare in mano, che si muoveva in quello spazio enorme, mostruoso. Perché quel cinema me lo figuravo sempre di più così dalla sua descrizione. E intanto mi sembrava che fosse quasi schiacciata da quel posto, da come me lo raccontava al telefono, dal tono della sua voce. Quel cinema era troppo grande. Era come se tutto fosse stato totalmente al di fuori delle nostre normali misure. Lo sarebbe stato per chiunque, figurarsi per lei. Mi raccontava come un cono piccolo pieno di pop corn fosse in realtà molto più grande di uno grande per noi. E intanto mi immaginavo un luogo illuminato con una luce brutta e volgare, dove la gente non era altro che gente e una scialba moquette verde si stendeva per terra. Chissà perché poi una moquette verde? Lei non me l’ha descritta. Ma nella mia immagine quella moquette c’è e ricopre un luogo abbagliante, trionfale e vincente. Un luogo non da me, un posto che non vedo bene neanche per lei. Come se la vedessi in un abito non suo. Forse per questo mi fece anche un po’ di tenerezza. Avrei voluto, davvero, essere là con lei. Ma il film stava per iniziare e la salutai. Nei mesi successivi non sono mai entrato in quel posto, forse inconsciamente, per conservare intatta quell’immagine che mi son fatto durante la telefonata, o forse perché, più banalmente, non ne ho mai avuto l’occasione. Fatto sta che ogni volta che ci passo davanti, all’uscita dell’autostrada, il pensiero mi corre sistematicamente a quel giorno, quando vidi un cinema in cui non sono mai stato.