"L'area di Broca", XXX-XXXI, 78-79, 2003-2004
Cinema / video / TV
Giulio Bogani
Due sonetti
In censura del programma Rai
Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo
Di rete in rete, mi vedrai seduto
Su la tua fine, programma mio, gemendo
Il fior di scomode puntate caduto
La Sette or sul tg tardo traendo
Parla di me col suo ripetitor muto:
Ma io deluse a Rai le palme tendo;
E se da lunge il mio lavor saluto,
Sento gli avversi Numi, e le secrete
Mafie che al viver mio furon tempesta
E prego anch’ io da censura quiete.
Questo di tanta speme oggi mi resta!
Fasciste genti, Biagi mio rendete
Ancora al cospetto della Rai mesta.
Alla Rai
Né più mai toccherò le sacre sponde
Ove il mio format censurato giacque
O Tivù mia, che trasmetti sull’onde
Del pubblico mal da cui nano nacque
Berlusca, che ammorbò le reti feconde
Col suo primo sorriso, onde non tacque
Le sue nefande mafie e le sue fronde
L’ inclito format Rai che non piacque.
Informò del vero, ma andò in esiglio
Per cui bello di fama e di sventura
Non baciò le natiche e non visse.
Soltanto il Presidente del Consiglio
Trasmetterà la Rai; a noi prescrisse
Il Berlusca dittatorial censura.