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L'Area di Broca
Indice n.80-81
 

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"L'area di Broca", XXXI-XXXII, 80-81, 2004-2005

Numeri, numeri...

 

Andrea Sirotti

Numerografia
 

Non c’è niente da fare, ho sempre avuto un rapporto "letterario" con i numeri. Più che il loro simbolo grafico mi ha sempre affascinato la parola che li designa, le associazioni emotive portate dalla sequenza delle loro lettere. Questa idea-ossessione si è intensificata quando ho cominciato a fare l’insegnante e, dovendo assegnare dei voti, ho preso a fantasticare sulle analogie sorprendenti tra il valore del numero e la qualità sonora della parola. Non mi sfuggiva, ad esempio, la goffa imperfezione del "quattro": un’accozzaglia di suoni chiocci e aspri, disarmonici, il verso di un brutto anatroccolo. Anche il "cinque" non può che essere mediocre. Parente appena meno rozzo del quattro, suona come un cinguettio mal riuscito, un brindisi che non decolla e cozza contro lo scoglio disapprovante e incredulo del "qu". Pensate poi al "sei": aspira alla discreta compiutezza del sette, ma non ci riesce: si ferma a metà. Velleitario e inconcludente, termina la sua scialba esistenza in una "i" finale, breve e senza gloria. È la stessa vocale che, inopinatamente, compare doppia nell’aggettivo "sufficiente". Uno sbuffo di impazienza (e sufficienza) che anticipa un giudizio senza appello. Il ragazzo forse studia, ma non spicca. Potrebbe, forse, ma non fa. Di tutt’altra tempra il "sette", che svetta orgoglioso della sua doppia "t" (caratteristica che condivide con l’"otto"). È un ragazzo leale e sicuro, dallo sguardo simpatico e il ciuffo di lato. Affidabile, malgrado le doti naturali non eccellenti. Un’ala destra di movimento buona a sgroppare sulla fascia e fare qualche cross riuscito, pur senza i lampi del fuoriclasse. Ancora migliore l’"otto": equilibrato, palindromo, sicuro di sé. Perfettamente in sintonia col suo simbolo curvaceo e intercambiabile. Gioca a centrocampo e dà del tu alla palla, di cui conosce, per affinità, le imprevedibili rotondità. È bello e fiero il "nove", armonico nell’alternanza di consonanti sonore e vocali, vibra di vittoria, di successo. Infine il "dieci": un dittongo che distende la voce in un grido di giubilo, di perfetta serenità. La consapevolezza di essere il migliore, il più forte, di governare il centrocampo, maestoso e a testa alta come i grandi campioni: l’eccellenza in doppia cifra.
 


 
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