"L'area di Broca", XXV-XXVI, 68-69, 1998-99
SCRITTURA
Sara Cerri
Dello stesso nome
Un dolore forte all'addome la fece piegare. Sarebbe stato bello poterlo, cancellare e poter cancellare insieme a quello gli ultimi mesi della sua vita, il senso di solitudine, il silenzio. Poterlo scrivere quel silenzio, il suo dolore, l'equivoco, tutto ciò che di brutto era accaduto. Poterlo scrivere sarebbe stato come gettarlo via, fuori da sé, e poi, forse, ricominciare tutto, daccapo. Aveva ragione quel Francesco, forse sarebbe stato proprio così, anche per lei. Ma no, inutile, non avrebbe saputo da che parte cominciare. La mano stringeva il ventre e incontrò la lettera che fece rumore. L'aprì e si sedette di nuovo. Cominciò a rileggerla a voce alta, la voce alterata, che tremava. A ogni capoverso alzava la testa per sbirciare la sua immagine riflessa. A ogni capoverso tentava di convincersi di più che quel messaggio era per lei, apparteneva solo a lei, era suo.
Parla di 'vissuto doloroso'. Il mio lo è. Chinò il capo sulle righe.
Quest'uomo deve possedere un vero amore per la scrittura. Chinò di nuovo il capo sulle righe.
Vorrebbe servirsi della storia di Bianca per tornare a scrivere, e per aiutarla a dimenticare. Alzò gli occhi e si guardò a lungo, battendosi la mano sul petto.
Non sono Bianca, io? e Francesco vuole che racconti di me, della mia storia... perché dovrei ignorare questo invito?
Ripiegò il foglio, raggiunse la scala e salì fino alla sua stanza. Accese tutte le luci, chiuse la porta e andò allo scrittoio. Subito sentì una voce bisbigliare di lasciare perdere, incollare la busta e rispedirla al mittente, ma un'altra la spingeva avanti e la consigliava di seguire solo il suo istinto. Quale doveva ascoltare? Mentre si divideva tra i pensieri opposti lisciandosi i capelli perché prendessero un verso, un brivido le percorse la schiena fino alla nuca pallida.
Io sono Bianca, incontrerò Francesco... racconterò la mia storia, disse. Camminava per la stanza e a ogni passo incerto, un lato ancora forte di lei marciava sicuro in avanti. Solo un gomitolo di idee, continuava a ripetere, un filo, che potrebbe portare a un lavoro, a scrivere un racconto.
Energica come mai si era sentita nelle ultime settimane, a notte fonda, cercò una risposta per lo sconosciuto, tanto vaga da non far trapelare il tenue confine tra la menzogna e la verità... poi avrebbe chiarito, forse in un altro momento, più in là, dopo averlo incontrato.
Gentile signore,
nella sua lettera parla di tragica esperienza, e mi riporta alla mente tutta l'amarezza del ricordo. Lei parla di dolore, e io ne ho ancora vivo nella mente e nel corpo. Lei, ancora, parla con tanta passione di scrittura e quel sentimento appartiene anche a me. Io stessa, come lei, vorrei farlo rivivere più forte che mai, perché se non viene coltivato rischia di appassire come la rosa in boccio sul fusto tormentato dal sole che non riceve sollievo dalla brocca colma d'acqua. Lei si sente attratto dalla mia storia e io stessa vorrei saperne di più. E ancora, lei dichiara di volermi aiutare a compiere un distacco da quella grigia esperienza. Ben venga il suo aiuto, le grido.
Questa forza che la spinge verso me non la contrasterò. Mi raggiunga presto.
Bianca Broli