"L'area di Broca", XXV-XXVI, 68-69, 1998-99
SCRITTURA
"nei quaderni d'appunti
un mondo prende a dormire"
Paul Celan
"Si sospetta che ci sia un vizio nel comporre segni,
ma la mano li traccia come le hanno insegnato.
Dunque la si manda a scuola di macchie e scarabocchi."
Czeslaw Milosz
"prendi la penna e impara a guardare"
Amelia Rosselli
Tutto è scrittura
Scrittura: un tema dei più semplici e faticosi, dei più tormentosi e complessi, dei più "naturali" e spiazzanti, dei più e inconsci, dei più solitari e sociali. Un tema che accompagna l'uomo e la donna sin dalle origini, quasi; dunque "da (quasi) sempre", e che per sempre li accompagnerà, ci accompagnerà, sia pure in forme, modi e con strumenti tanto ampi e variati ed evolutivi. Un tema "definitorio". Un tema, oltreché culturale (ed in quanto tale), storico e politico. Un tema (ed un problema) coniugato strettamente, di volta in volta, con elementi della natura minerale, vegetale, animale: tema (oltre che comunicativo, informativo, ideale, teoretico, ideologico, espressivo) certo scientifico, tecnico, fossero di volta in volta i suoi "arnesi" argilla, piombo, metalli, penne d'oca e di chi sa quali altri volatili, pergamene, rotoli, papiri, cortecce d'albero, terre, inchiostri, macchine manuali o ipermeccanizzate, elettriche o elettroniche, infinite miniere e maniere per alimentare (formare, informare, de-formare) di volta in volta generazioni, generazioni, generazioni di scriventi / leggenti, di lettori / scrittori e anche di coloro che non scrivono e di tutti coloro - e sono terribilmente decine e decine di milioni nel mondo - che non possono né leggere né scrivere: perché non sono alfabetizzati o - se lo sono - talora ne sono impediti da divieti e censure, e dunque scrivono (se scrivono) pena la morte: e questo sì che è coraggio e scrittura. Teste e testi comunque impegnate / impegnati su / da macchine e schermi, tastiere e display, penne e miseria, carenza di strumenti, di luoghi, di tempo; misteriosi / perigliosi / miracolosi (invadenti / invisibili) circuiti, sigle mortali / immortali attraverso paci belligeranti, guerre e paci ed almeno due vere e proprie rivoluzioni (con propri eroi, tirannicidi, vincitori e vinti): quella di Gutenberg e questa informatica, chi sa dove condotti (noi, uomini e donne) da Maestra Scrittura. Una scrittura nella quale - come in tutte le espressioni più fortemente umane - suo malgrado l'ex-ominide è coinvolto e spesso sconvolto, non potendo non comunicare ed esprimersi (in corpo, anima e cervello). Prima oralmente, poi per iscritto, poi sempre ancora oralmente, poi sempre più per iscritto (ove sappia scrivere e leggere): scrittura visibile e/o volatile: su carta o su supporto elettronico (ora gli scambi mondiali, Internet, l'E-mail), su plastica e stoffa, su magliette ed orari, su dizionari e codici, su volumi e diari, su giornali e gazzette, su ricette e breviari, su tomi ed opuscoli, su bollette e riviste, su manuali ed elenchi, su ordini e avvisi, su schede e su targhe, su manifesti e cartelli, su indirizzi ed insegne, su testamenti e testate, su testi e ipertesti... Sì, perché la scrittura ha a che vedere con tutto quanto l'uomo e la donna (e la natura tutta): vitale sogno e bisogno, espressione d'un'espressione, "forma" d'un "contenuto" (e d'una forma), frutto filiale di quell'"area di Broca", ch'è - nel cervello - una delle sedi auree delle funzioni del linguaggio, matrice della scrittura.
Mentre le scritture sono quasi infinite (letterarie e legalitarie, religiose ed atee, storiche, scientifiche, tecniche, giornalistiche, burocratiche, formative, informative ed informatiche, filologiche e drammaturgiche, creative e teoriche, filosofiche e pratiche, primitive e avanzate, serie e facete, diaristiche e storiche, pubbliche e private e...), mentre tutto è scrittura, oggi - tutti noi più o meno informatizzati, "standardizzati" - siamo più di prima scriventi / leggenti, invianti / riceventi scrittura.
E per uno scrivente / scrittore? Per lui - mentre vita è scrittura - scrittura è anche altro da sé, altro da lei (dalla vita), è forse ciò che della vita egli non sa, non può, ciò che gli manca. E' questo - in definitiva - il luogo della scrittura come letteratura: un luogo d'assenza. (Anche il luogo della massima invenzione e dunque ricerca, ri-trovamento).
Per uno scrivente / scrittore la maniera per fare di quest'assenza un pieno è lo stile. Solo con lo stile egli può tentare di raggiungere una relativa "pienezza". Stile che crea la "finzione", la letteratura, lo scarto rispetto alla norma, alla pura e semplice "realtà". La letteratura, il suo stile, sono sovra-reali, surreali, "irreali", più che reali. La scrittura - per chi la persegua davvero e totalmente - è, in definitiva, uno stile: uno stile d'arte. Uno stile di vita.
Mariella Bettarini