"L'area di Broca", XXV-XXVI, 68-69, 1998-99
SCRITTURA
Sileno Poli
...e non sai neanche intrecciare
La scrittura diceva, o non è tutto scrittura, tutto già scritto? Meglio imbianchino che pittore, non credi? Che almeno una ringhiera rugginosa da scartare e da scorticare c'è sempre.
E intanto le sue dita: poco meno che pali di vigna aguzzati male, flettevano i sarci e si impegnavano a tessere ed intrecciare. Poi si fermava e diceva: È facile vedi: prendi l'ultimo e lo riporti avanti saltandone due e intanto lo fai girare.
Pazzo ragno, sommerso dall'intrichio indecifrabile di quei baffi vegetali: rosso di sarcio non sbucciato, verde di vitarba per le brucole, grigio tallo d'ulivo e argento d'ulivistro, ma anche rosso di sanguinaccio, fruste di castagno e umidore d'acqua rappozza e puzzolente, dove stavano a bagno i suoi vinchi e le sue ossa. E il bianco? A primavera quando germoglia si sbucciano, quando la linfa lo permette, spiegava. Che un professore sarebbe stato se solo fosse nato...
Scrivi e descrivi e chi ci capisce, chi c'ha mai capito nel groviglio matematico dei tuoi pensieri, da quale precisione, da quali ricordi trai fuori ragnatele possenti che agli occhi degli altri son gerle e panieri.
Alfabeto di sere ricolme del tuo fiato, d'un cane scacciato da un intreccio troppo complicato. Chiusura a cesta, a paniere, attrezzi di castagno, maschere, distanzini e punte, e subbie di tutte le misure, e il tuo coltello divenuto fine come fuso a forza di colpire.
E di che campa uno scrittore? Guarda, nessuno m'ha insegnato, ho guardato un cesto che avevo e l'ho imparato! Se hai passione, costanza, sarai ricompensato. Ma già ti confondi e non sai fare, ti s'adombrano gli occhi di frascume, mi fa pena vederteli strizzare, dammi qua, dà qua e lascia fare! Vorresti scrivere e non sai neanche intrecciare.
Perché poi scrivi, che c'è, a chi, cos'hai da dimostrare?
Per chi? Già, cos'ho da dimostrare, per un bravo uscito da quei labbri di vecchio contadino biforcuto sa Dio cosa avrei dato, oggi sarei un dottore, un impiegato.